Il Consiglio di Amministrazione di Banca Generali, riunitosi sotto la presidenza di Giancarlo Fancel, ha approvato i risultati consolidati dei primi nove mesi 2019.
L’Amministratore Delegato e Direttore Generale di Banca Generali, Gian Maria Mossa, ha commentato: “Siamo molto soddisfatti di questi risultati per un 2019 che si sta confermando il migliore nella storia della banca. La forte crescita dimensionale e lo sviluppo sempre più incisivo tra la clientela private riflettono la qualità dei nostri banker e il grande lavoro nell’estensione della gamma d’offerta. Le recenti operazioni straordinarie arricchiscono le competenze gestionali e quelle di wealth management, oltre alle prospettive su nuovi mercati. Nonostante la prudenza di fondo tra i risparmiatori per l’incertezza nell’economia riusciamo ad intercettare le esigenze delle famiglie e a continuare a crescere in modo significativo nei flussi di raccolta e acquisizione di nuova clientela. Gli importanti progetti sul tavolo e la risposta che ci arriva dalla domanda di consulenza professionale ci fanno guardare con fiducia ai prossimi mesi”.
Risultati economici consolidati al 30 settembre 2019
I primi nove mesi del 2019 si sono chiusi con il miglior risultato di periodo nella storia della banca con un utile netto cresciuto del 44% a €196 milioni. La forte crescita è stata trainata dallo sviluppo delle attività ricorrenti (+18% a €103 milioni l’utile core al netto delle voci variabili dai mercati) e in particolare dal crescente contributo delle iniziative legate alla diversificazione dei prodotti e servizi, come indicato nelle priorità del piano strategico triennale.
Il risultato dei nove mesi ha inoltre beneficiato della significativa espansione dimensionale, oltre che di un contesto dei mercati finanziari più favorevole rispetto allo scorso anno. Le masse gestite e amministrate sono salite a €66,1 miliardi (+15% da inizio anno), grazie ai nuovi flussi netti di raccolta per €3,8 miliardi (il 6,6% delle masse iniziali), alla performance delle masse pari a €3,7 miliardi (+6,4%) e al consolidamento della neo-acquisita Nextam Partners (€1,1 miliardi di masse). Includendo anche le masse della neo-controllata svizzera – BG Valeur- le masse complessive si attesterebbero a €67,2 miliardi, con un progresso di quasi €10 miliardi, rispetto ai €57,5 miliardi di inizio anno.
Esaminando nello specifico le principali voci di bilancio si segnala:
Il margine di intermediazione è aumentato del 23% a €408,4 milioni (+19% al netto delle rettifiche legate ai nuovi principi contabili). L’incremento ha beneficiato della crescita del margine d’interesse e delle commissioni ricorrenti (gestione, sottoscrizione e bancarie) con un profilo di sempre maggiore diversificazione. Al risultato ha contribuito anche l’incremento delle voci di ricavo legate alla dinamica positiva dei mercati; in particolare le performance fees, in virtù dell’ottima performance generata per i clienti (+6,4% netta, +7,5% sui prodotti gestiti e assicurativi).
Le commissioni di gestione sono risultate pari a €476,9 milioni, in linea rispetto ai €478,7 milioni dello scorso esercizio, evidenziando una costante ripresa a livello trimestrale dopo la contrazione del quarto trimestre 2018 legata all’eccezionale volatilità del periodo. Parallelamente, si segnala l’incremento delle commissioni bancarie e di sottoscrizione (€59,8 milioni +16,3%) con il decisivo contributo delle attività di Consulenza Evoluta (BGPA) e delle nuove soluzioni sul fronte dei certificati e private placement.
Il margine finanziario si è attestato a €63,2 milioni contro i €66,3 milioni dello scorso anno. Al risultato ha contribuito il forte progresso del margine d’interesse (€53,9 milioni +22%, +28% su basi omogenee) a fronte di una significativa contrazione delle componenti legate al trading. L’incremento del margine d’interesse è stato guidato dal forte incremento degli attivi fruttiferi nel periodo (€11 miliardi, +21% da inizio anno) e al miglioramento dei rendimento del portafoglio finanziario, grazie al reinvestimento a tassi più elevati dei titoli in scadenza e di una crescente parte della liquidità. Il portafoglio di tesoreria della banca a fine periodo si attestava a €7,9 miliardi (+39% da inizio anno) confermando un profilo d’investimento prudente in termini di duration complessiva pari a 1,6 anni e una maturity di 3,2 anni.
I costi operativi sono risultati di €155,7 milioni contro i €143,3 milioni dell’esercizio precedente. La variazione, oltre all’accelerazione impressa a tutti i progetti strategici previsti nel piano triennale, include alcune poste di carattere straordinario per €3,8 milioni (trasferimento degli uffici direzionali, costi per le attività di M&A, applicazione del nuovo principio IFRS 16) e il contributo legato al consolidamento di Nextam per €1,2 milioni. Al netto di queste componenti straordinarie, i costi operativi della banca hanno mostrato una variazione del 5,8%.
Gli indici di efficienza operativa hanno messo a segno un ulteriore progresso: l’incidenza dei costi sulle masse totali è scesa a 31 bps (34 bps a fine 2018) e il cost/income ratio si è ridotto ulteriormente al 39% (dal 42,3% di fine 2018) pur con la rettifica7 per le componenti non ricorrenti quali le performance fees.
Il risultato del periodo include infine accantonamenti e rettifiche di valore nette per €15,3 milioni con un contrazione rispetto ai €20,7 milioni nello scorso esercizio legata al miglioramento del profilo di rischio dei titoli di Stato italiani detenuti in portafoglio nelle valutazioni collettive in applicazione dei principi di valutazione previsti dall’IFRS.
Risultati economici del terzo trimestre 2019
L’utile netto del terzo trimestre del 2019 è aumentato del 46,1% a €63,2 milioni.
Al risultato ha contribuito la crescita del margine di intermediazione (€135,7 milioni, +25,1%) trainata dall’incremento del margine d’interesse e delle commissioni ricorrenti, oltre che per effetto di una leggera contrazione delle commissioni passive per il minore costo della crescita.
I costi operativi (€54,8 milioni, +10,3%) hanno risentito dei maggiori oneri one-off legati al trasferimento degli uffici, ai costi per le iniziative di crescita esterna e all’avvio delle partnership a cui si aggiungono i costi legati al primo consolidamento di Nextam.