Da due messaggi vocali su Whatsapp che tra ieri notte e stamattina hanno fatto il giro (diretto e indiretto) di migliaia di telefonini, spuntano nuovi brandelli di verità, retroscena e particolari su una faccenda sempre più intricata. Mancavano anche gli audio della viva voce di Daniele De Rossi, ormai sbattuti sulla pubblica piazza e finiti indirettamente e involontariamente nelle orecchie di tutti, nella telenovela, tutt’altro che vicina ai titoli di coda, del suo addio da calciatore alla Roma.
Il tema principale dei messaggi che poi hanno intrapreso vie traverse è il colloquio di lunedì nel quale il Ceo giallorosso Guido Fienga ha comunicato al capitano la decisione della società di non rinnovargli il contratto da calciatore, in scadenza il prossimo 30 giugno, per la prossima stagione.
De Rossi, secondo il racconto, offrirebbe alla società l’opzione di un contratto a gettone da 100mila euro a partita, senza neanche una base fissa, per ottenere uno stipendio direttamente proporzionato alle presenze sul campo. Dopo un primo diniego, Fienga avrebbe richiamato lo stesso De Rossi proponendogli proprio il precedente accordo “a gettone”, avallato fuori tempo massimo dal presidente Pallotta, e ricevuto l’orgoglioso rifiuto della bandiera romanista, risentita anche per il silenzio e la mancanza di comunicazione da parte della società negli ultimi mesi, che verrà ammainata (da calciatore) il prossimo 26 maggio.
Negli audio in questione, De Rossi difende alcuni componenti dell’ufficio stampa della Roma, nelle ultime ore vittime di fortissimi attacchi da parte di alcuni tifosi, e commenta la presa di posizione in suo favore di alcune radio come una scelta strategica per cavalcare l’onda contro l’attuale gestione societaria e il presidente Pallotta.
Matteo De Santis, Lastampa.it