Robot e macchine in ambiente di lavoro, cosa ne pensano gli “umani”? Se lo sono chiesti al Forum organizzato nei giorni scorsi dall’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale, durante il quale sono stati presentati i risultati della ricerca Intelligenza artificiale al lavoro della Fondazione non profit Italo Foundation, commissionato a Toluna.
L’indagine è stata rivolta a mille lavoratori italiani ed in generale è emerso che le persone non sono ancora pronte a relazionarsi con macchine intelligenti: “Il 49% degli intervistati dichiara infatti che le Macchine non devono pensare, ma solo eseguire compiti ripetitivi”. Motivo per cui la Fondazione arriva a immaginare la necessità di una nuova figura professionale, rivolta principalmente alla formazione del personale: un “digital transformation coach”che in un primo momento dovrà far digerire i nuovi arrivati a chi già lavora.
Una volta smaltita la pratica della convivenza, gli intervistati credono comunque che ci siano processi aziendali che migliorerebbero se gestiti solo dall’intelligenza artificiale. Ecco i primi tre: Sicurezza sul lavoro al 36%, Pianificazione Turni al 29% e Analisi di mercato e dei concorrenti al 28%. Ricerca e selezione del personale (15%) e Servizio post vendita (13%) sono invece agli ultimi posti.
“In generale”, conclude la ricerca, “emerge chele donne dichiarano una maggiore sensibilità al tema perché essendo più inclini agli aspetti relazionali temono che il rapporto diventi sempre più impersonale quindi emerge la paura di perdere quell’umanità propria dei rapporti tra persone/colleghi”. Rilievo critico anche in chiave di differenze tra Nord e Sud: i lavoratori del Mezzogiorno dichiarano, in una percentuale quasi doppia rispetto a quelli del Nord, che se potessero scegliere preferirebbero come capo una Macchina: “Un risultato interessante che evidenzia una maggiore accettazione della Macchina guidata da una sostanziale sfiducia nel management umano”.
Repubblica.it