Il Giappone è la nazione più vecchia del mondo. E si tratta di un fenomeno che non ha nessuna possibilità di invertirsi. Più del 25 per cento della popolazione ha più di 65 anni (negli Stati Uniti è appena il 16 per cento) e ci si aspetta che nel 2050 la percentuale avrà sfiorato il 40 per cento. In mancanza di giovani è inevitabile che la riproduzione si arresti, e il numero degli abitanti sia destinato progressivamente a diminuire. Per l’umanità è una novità, visto che, nella storia dell’uomo i giovani sono sempre stati molti di più degli anziani. E si tratta di una situazione che pone nuove sfide, prima di tutto economiche. La forza di lavoro si riduce progressivamente, aumentano i costi sanitari, i consumi si riducono e la crescita rallenta. Come se non bastasse è necessaria una riorganizzazione della società. Le persone avanti negli anni prima o poi non sono più indipendenti e richiedono cure. Ma in una situazione in cui mancano i giovani, inevitabilmente sono altre persone di età avanzata ad occuparsi di loro. La domanda per i servizi di cura aumenterà in modo esponenziale e c’è il rischio che a un certo punto manchi del tutto la forza lavoro. Il Paese del Sol levante è anche uno dei più avanzati tecnologicamente. E infatti, per trovare una soluzione, si sta orientando nel mondo dei robot. Il governo giapponese, già nel 2015, aveva lanciato la New Robot Strategy, invitando a una presenza più diffusa dei robot in tutta la società. Ora ha dichiarato di voler investire sull’innovazione per migliorare proprio le capacità lavorative dei lavoratori non più giovani. Una soluzione tecnologica per rimandare la pensione sembra essere l’unica possibile. Nella fantascienza che diventa realtà dunque, il cyborg non è il giovane guerriero del futuro, ma un anziano che finalmente può continuare un’esistenza normale.
L’automazione intensiva non deve quindi più solo servire per sostituirsi agli uomini, ma anche per aiutare chi fa fatica a compiere operazioni elementari, migliorando le sue prestazioni. Nell’industria delle auto per esempio sono molte linee gestite dai robot. Ma la rivoluzione non è nell’usare macchine al nostro posto, ma nel rendere noi stessi una macchina.
L’oggetto che in questo momento rappresenta le maggiori possibilità di essere una soluzione, pratica, non eccessivamente costosa, facile da usare, adatta a tutti, sono gli esoscheletri.
Finora abbiamo creduto fossero adatti per i super soldati, o per le persone paralizzate, poi abbiamo visto che potevano essere impiegati per aiutare i lavoratori che devono sollevare pesi eccessivi. Secondo i giapponesi ora è arrivato invece il momento di utilizzarli per dare un altro aspetto alla vecchiaia: visto che il corpo non risponde più, ha senso utilizzare qualcosa che permette di comportarsi come se gli anni non fossero passati. Tra l’altro in Giappone la generazione che sta invecchiando ora non ha problemi ad accettare di indossare una macchina: molti degli anziani di oggi sono cresciuti, negli anni Cinquanta, con le avventure di Atro Boy, un ragazzino robotico che aveva una visione a raggi X ed era capace di volare.
I modelli utili a questo scopo sono più semplici, migliorano la mobilità, l’equilibrio, la camminata. E permettono a chi non ce la faceva più, di continuare a effettuare lavori pesanti, come quelli agricoli, anche oltre i 70 anni, allontanando così il pericolo economico della riduzione dei lavoratori.
Ma, oltre al governo, un altro settore che sta molto incentivando la robotica quotidiana è quello automobilistico. L’industria dell’auto infatti è in crisi e la domanda per nuovi modelli è in calo. Le vendite sono calate del’ 8,5 per cento nel periodo 2013-2016. La Toyota, partita nel 1905 come produttrice di telai, ritiene per esempio, dopo l’esperienza nella fabbricazione automobilistica, di poter avere un nuovo futuro proprio nella produzione dei robot per anziani. E anche la Honda ha lanciato la linea Asimo che comprende un sedile robotico, una cintura che rinforza i muscoli delle gambe e un sistema che alleggerisce la camminata. Nel giugno 2019 una delegazione internazionale di esperti si è trovata a Tokyo proprio per studiare il modello giapponese di cura per gli anziani. Qui si sta sperimentando infatti la società 5.0, basata su macchine che facilitano la vita. Le soluzioni innovative sono moltissime. Una delle più promettenti sembra essere Hal della Cyberdyne Inc., che facilita le azioni quotidiane, e il robot Nao che stimola le funzioni vitali. Una delle parti fondamentali per il funzionamento delle strutture che aiutano è il controllo. Si stanno sperimentando infatti sistemi che permettono di far capire all’esoscheletro quando far partire il movimento. Uno di questi, Exo-Muscle di Innophys, è basato sul respiro e sulla sua intensità. Un sensore posto dentro la bocca rileva le espirazioni, le interpreta e agisce, senza che siano necessarie mani o braccia. Un altro è basato su cerotti dermici che rilevano i segnali elettrici del nostro sistema nervoso, interpretando le intenzioni di movimento.
La società robotica però potrebbe portare a una élite che riesce a sopravvivere perché è ricca, mentre gli altri soccombono. Dipende però dal tipo di aiuto di cui si ha bisogno. Mentre alcuni modelli, come l’Exo-Muscle, costano intorno ai 6 mila dollari, un’altro modello di Innophys che si indossa come uno zaino e che va ricaricato con una pompa a mano, costa solo 1300 dollari. C’è anche la possibilità, come nel caso di Hal, di affittarlo per una cifra tra gli 800 e i 2 mila dollari per mese. In questo modo non si risolveranno tutti i problemi, ma sicuramente sarà possibile conquistare una delle cose a cui teniamo più ancora che essere curati: l’indipendenza.
Mariella Bussolati, Business Insider Italia