(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che è sempre preferibile ragionare con la propria testa, anche se si è in solitudine, in minoranza o sotto schiaffo? Mi riferisco al momento di difficoltà di Luigi Di Maio. Tempo fa ho scritto (e lo ribadisco oggi) che mi piacerebbe avere un figlio – o un nipote, data la mia età – come Di Maio. Per questa affermazione, che non è una battuta, ho subito insulti, sarcasmo pesante e – purtroppo – il bonario dissenso di cari amici borghesi, che si erano infatuati di Matteo Renzi (oggi hanno cambiato idea). A scanso di equivoci, vorrei mettere in fila alcune puntualizzazioni. La prima, non conosco Di Maio: né il «figliolo» né ho il pur minimo rapporto col suo Movimento. Poi: la mia simpatia nasce da ciò che vedo e seguo in televisione, con un impulso simile a ciò che mi ispira Matteo Salvini. Tutti e due sanno replicare con fermezza, precisione (ed educazione) alle indecenti, aggressive faziosità di conduttori e opinionisti. Si difendono e contrattaccano: puntigliosi e persuasivi. Infine: Di Maio è oggi in forte difficoltà, all’interno delle strutture dei 5 stelle, ma non vedo perché dovrei rinnegare le mie opinioni. Anzi. Penso che Di Maio sia una figura molto più interessante, e meritevole, del suo Movimento, nel complesso (è una riflessione da approfondire, se vi interessa lo farò). E non penso che Di Maio sia destinato a sparire. Ha qualità. Facile ironizzare, più difficile cercare di capirlo. Deve scegliere, deve prendere decisioni importanti e delicate, probabilmente drammatiche. Ce la farà? Insultatemi se volete: non ho certezze, ma ho fiducia. E aggiungo che la rottura (correggibile?) tra lui e Salvini è stata un errore, mi è dispiaciuta.