Unicredit scioglie l’alleanza in Turchia, sotto il 32% nella banca Yapi Kredit

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Unicredit ridimensiona la sua presenza in Turchia, Paese alle prese con una difficile situazione economica e finanziaria. Dopo le indiscrezioni c’è l’annuncio ufficiale: il gruppo guidato da Jean Pierre Mustier ha sciolto della joint.venture con la potente famiglia Koc, con cui controllava all’82% di Yapi Kredit. la terza banca turca, scendendo al 31,93% nel capitale dell’istituto, mentre Koc holding sale al 49,99%, di cui il 40,95% tramite Kfs e il 9,04% in modo diretto . Il restante 18% circa delle azioni di Yapi continuerà ad essere quotato alla Borsa di Istanbul.

Il passo indietro in Turchia, rientra nella strategia portata avanti da Mustier di semplificare la struttura del gruppo e ottimizzare l’allocazione del capitale, spiega al’istituto. Ma all’origine c’è la crisi economica di Ankara e le incertezze sull’evoluzione politica e finanziaria, che provocano forte volatilità sul mercato e aumentano il costo del credito (la stessa Unicredit nella semestrale riteneva necessario un sostegno da parte del Fmi). Da qui la necessità di rivedere la partecipazione. Resta da capire se questo sarà solo un ridimensionamento o il primo passo dell’addio al Paese.

Con questa operazione il gruppo Koc diventerà azionista unico di Koc Finansal Hizmetleri (Kfs) , il veicolo attraverso il quale Unicredit ha condotto insieme ai soci turchi le attività bancarie in Turchia a partire dal 2002. Lo scioglimento anticipato dell’alleanza, che Unicredit aveva già svalutato per 800 milioni, prevede una penale di circa 150 milioni di euro a carico di Unicredit, che dovrà pagare anche tutte le imposte applicabili a livello di Kfs (circa 150 milioni di euro. Ma alla fine l’impatto di cassa sarà «sostanzialmente nullo» per la banca di piazza Gae aulenti.

L’impatto dell’operazione Yapi Kredi sul conto economico invece sarà di 1 miliardo di euro. Nel dettaglio, si legge in una nota, quello sul conto economico consolidato, di -0,4 miliardi di euro, sarà contabilizzato alla sottoscrizione dell’accordo, nel quarto trimestre 2019. Alla chiusura dell’operazione, il rilascio della riserva negativa di cambio su base pro-rata sarà stornato a conto economico generando un ulteriore impatto di -0,6 miliardi, mentre sarà neutrale sul Cet1.

Unicredit sta ancora discutendo con la Bce «le condizioni per il deconsolidamento della partecipazione da un punto di vista regolamentare, passando dal consolidamento proporzionale al metodo del patrimonio netto, con l’obiettivo di «ottenere il rilascio delle restanti attività ponderate per il rischio».

Il completamento dell’operazione è soggetto, come sempre , alle autorizzazioni regolamentari in tutte le giurisdizioni competenti e si prevede che avvenga nella prima metà del 2020.

Giuliana Ferraino, Corriere.it