In Italia si prescrivono troppi antibiotici, in quantità superiore di oltre il 50% alla media, responsabili di un dannoso aumento dei tassi di resistenza ai farmaci antimicrobici. A lanciare l’allerta per l’alto consumo di antibiotici è l’Ocse nel suo rapporto intitolato “Health at a glance”. Secondo la ricerca dell’Organismo internazionale per lo sviluppo e la cooperazione economica, l’Italia è il secondo Paese del gruppo per numero di prescrizioni mediche di cure antibiotiche rispetto a una media di 18 tra i Paesi Ocse.
Nel 2017 in Italia il volume totale di antibiotici prescritti nelle cure primarie era di 28 dosi giornaliere definite per 1.000 abitanti. Il nostro Paese ha inoltre tassi di infezione associati all’assistenza sanitaria (Iaas) superiori alla media, con quasi il 6% dei pazienti ospedalizzati che hanno almeno una infezione ospedaliera.
Queste infezioni possono essere mortali e contribuire fino al 6% della spesa ospedaliera. I batteri resistenti agli antibiotici possono rendere le infezioni ospedaliere difficili o addirittura impossibili da trattare. Secondo l’Ocse è necessario attuare politiche per combattere la diffusione della resistenza antimicrobica.
Il rapporto Ocse rivela che l’Italia spende per il settore sanitario pubblico circa 3.428 dollari pro capite, meno della media di 4 mila dollari dei 36 Paesi membri dell’Ocse e di alcuni partner più avanzati; con una spesa di 10.500 dollari gli Usa sono invece al primo posto. Inoltre, segnala l’Ocse, serve “preparare il sistema sanitario per una popolazione in rapido invecchiamento”, alla luce anche delle possibile carenze future del personale sanitario.
Repubblica.it