Il capo degli Affari Istituzionali di Intesa Sanpaolo
Stefano Lucchini è il Chief Institutional Affairs and External Communication Officer di Intesa Sanpaolo.
Dottor Lucchini in sede di proroga della Legge sulle quote di genere nei Cda, Lella Golfo propone di arrivare al 40% obbligatorio. È d’accordo?
Una analisi concreta della realtà italiana non può che considerare necessaria l’introduzione delle quote rosa- se ha funzionato la quota del 30, a maggior ragione funzionerà quella del 40 per cento. Soprattutto l’upgrade deve servire a cambiare ancora di più la cultura della parità. In base alla considerazione reale delle competenze e non al genere. In Intesa Sanpaolo abbiamo progetti specifici per favorire la formazione e percorsi di crescita professionale che portino ad una maggiore equità di genere. Ma bisogna uscire dalla logica dei decimali: perché non passiamo direttamente al 50 per cento, così diamo una scossa definitiva lasciando poi al mercato e ai risultati aziendali la responsabilità di giudicare se una norma di legge è stata la scelta giusta per rompere un tabù?
La presenza di donne nel Cda ha cambiato la governance aziendale? Esistono caratteristiche diverse nel mondo di proporre e decidere delle donne?
Nelle valutazioni e nelle decisioni di competenza dei Cda servono di volta in volta soluzione che sono oggettive, a prescindere da chi li propone. In molte altre situazioni le capacità peculiari della donna, (resilienza, tenacia, visione di più lungo periodo) hanno non solo più cittadinanza ma anche più rilevanza. Viceversa, in contesti aziendali solo maschili mi è accaduto spesso di rilevare dei limiti oggettivi, dovuti a uno schema unilaterale; credo che anche l’approccio maschile al lavoro debba cambiare, includendo ad esempio un più definito impegno famigliare.
Se la quota obbligatoria del 30% nel Cda è stata raggiunta, le donne però scarseggiano tra gli Ad e i presidenti, così come tra le prime linee del management. Perché?
Il tema della scarsa presenza delle donne ai superiori vertici aziendali, noto come “soffitto di cristallo”, esiste ed è l’ostacolo ultimo e più grande da affrontare, ma non so fino a che punto sia possibile risolverlo con le quote; gli incarichi apicali richiedono le capacità, da parte di chi li ricopre e di chi li ambisce, di fare rete in modo autonomo e di costruire da sé la fiducia degli altri (in primis gli azionisti) nelle proprie personali capacità manageriali. Anche in questo Lella Golfo ha fatto moltissimo, aiutando le manager nello sviluppo e affinamento di queste capacità, e i risultati si vedono. Anche Intesa Sanpaolo, come altre grandi aziende, si sta impegnando, quindi sono certi che nei prossimi anni le donne con incarichi apicali saranno sempre di più e sempre più autorevoli.
Antonella Mariani, Avvenire