L’assegno unico per i figli dovrà attendere periodi migliori. Costa troppo e i soldi adesso non ci sono. Meglio farsene una ragione ed evitare scontri fratricidi. Passa così – senza forzature di sorta – la Nadef (nota di aggiornamento al documento di economia finanza) nell’aula del Senato: con 169 sì (lo stesso numero ottenuto al momento della fiducia al Conte bis), 123 no e 4 astenuti i senatori hanno dato il via libera al rinvio al pareggio di bilancio così come indicato dal governo. Stesso identico risultato anche per la risoluzione di maggioranza che accompagna la Nadef.
Rispetto all’ultima bozza dell’altra sera, nel testo è stato eliminato il riferimento alla misura in aiuto alla natalità. Tra gli impegni chiesti all’esecutivo per il pacchetto famiglia, infatti, si cita esplicitamente solo «lazzeramento delle rette per gli asili nido per i redditi medi e bassi». Si parla anche di «riordino e unificazione degli strumenti esistenti per la valorizzazione e il sostegno delle responsabilità familiari e genitoriali», ma in un arco temporale più lungo, un triennio. È in questo ambito che l’assegno unico per i figli potrebbe in futuro trovare spazio. Insomma la maggioranza per ora non insiste, ma di certo non desiste. E spera che qualcosa, magari solo per le famiglie degli incapienti (chi guadagna così poco da trovarsi nella no-tax area) arrivi già il prossimo anno. Il viceministro all’Economia, Antonio Misiani, lascia uno spiraglio, anche se non nella manovra: «L’assegno unico per il governo è una priorità. Arriverà con una legge delega che permetterà di avviare nel 2020 il riordino e l’unificazione degli strumenti esistenti a sostegno delle famiglie».
Ilmessaggero