Per ridurre gli effetti dell’inquinamento atmosferico basta un’aspirina

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Secondo il Mal’aria 2019, il rapporto annuale sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane di Legambiente, in ben 55 capoluoghi di provincia vengono costantemente superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono. Il problema è mondiale, tanto che nella sola Europa, stando ai dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, sono oltre 22 mila le morti premature dovute alla cattiva qualità dell’aria e l’Italia si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015.

Gli inquinanti infatti vengono immagazzinati nei bronchi e negli alveoli, dove possono produrre effetti nocivi sulla salute. Aumentano in particolare la frequenza dei disturbi e delle affezioni alle vie respiratorie. Possono verificarsi, ad esempio, episodi di dispnea, tosse cronica e catarro, bronchite acuta e cronica, infezioni delle vie respiratorie, problemi all’apparato cardiocircolatorio, limitazione crescita uterina. L’aspettativa di vita si riduce: nei periodi di picco aumentano i casi di decesso per disturbi cardiocircolatori e respiratori o per il cancro ai polmoni, o per infarto.

Purtroppo l’esposizione agli inquinanti presenti nell’aria non può essere facilmente evitata, a meno di non riuscire a fermare il traffico automobilistico, l’unico responsabile.

Un team di ricercatori delle scuole di medicina delle università Columbia, Harvard e Boston ha però forse trovato il modo almeno di mitigare gli effetti. E si tratta di un modo molto semplice: basta prendere un’aspirina. Nel loro studio infatti hanno riscontrato l’evidenza che assumerla può ridurre gli effetti dell’inquinamento sui polmoni, grazie al suo effetto anti infiammatorio.

L’acido acetilsalicilico, noto come aspirina, viene utilizzato come analgesico per dolori lievi, come antipiretico (per ridurre la febbre) e come antinfiammatorio. Fluidifica il sangue, e viene utilizzato per prevenire gli attacchi cardiaci. Ed è usato da tempo immemorabile, prima che diventasse un prodotto commerciale. Il principio attivo che ora è interamente di sintesi, veniva infatti ricavato dalla corteccia del salice, o da un fiore, la Spirea ulmaria, e perfino Erodoto, nelle Storie, raccontava di un popolo che resisteva alle comuni malattie perché mangiava le foglie del salice.

Venne isolato per la prima volta nel 1828, poi nel 1860 venne trovato il modo di ottenerlo per via sintetica, Nel 1899 la Bayer registrò il nome commerciale Aspirin, e da lì in poi arrivò nelle farmacie di tutto il mondo.

Secondo gli studiosi il fatto che l’aspirina abbia un’azione benefica e sia capace di neutralizzare l’inquinamento potrebbe essere dovuto al fatto che essendo un farmaco anti infiammatorio non steroideo (detto anche Fans in italiano) ha un effetto lenitivo. Altre ricerche hanno dimostrato che una assunzione quotidiana rallenta la progressione dei problemi di ostruzione polmonare, dovuta per esempio al fumo.
L’effetto dei Fans è quello di inibire l’enzima cicloossigenasi, e interferire con il rilascio dei mediatori dell’infiammazione: acido arachidonico, prostaglandine e trombossani (responsabili di febbre e dolore), eicosanoidi.

La scoperta è avvenuta nel corso di uno studio a lungo termine durante il quale sono stati tenuti sotto controllo 2 mila veterani che abitavano dal 1960 nell’area di Boston, dove la qualità dell’aria viene monitorata regolarmente. L’età media dei pazienti era di 73 anni. Esaminando l’esposizione alle polveri sottili e al carbone, ma anche considerando fattori di salute come il fumo, i dati sono stati poi incrociati con quelli del regolare consumo di aspirina.

Come era facile aspettarsi, le persone più esposte avevano problemi polmonari più gravi, ma chi assumeva aspirina era diverso: stava infatti meglio rispetto alla media attesa per la sua categoria.

In media solo la metà di chi usava l’aspirina, rispetto a chi non la prendeva, aveva problemi ai polmoni. E questo era indipendente dal fumo, dal peso e dall’età.
In alcune città sono stati fatti sforzi notevoli per migliorare la situazione riducendo il traffico, ma è ancora troppo poco. E quando non si riesce a modificare la situazione è importante trovare qualcosa che possa almeno in parte alleviare i danni. Per individuare la corretta posologia sarà comunque meglio andare dal medico. Sperando che non diventi una scusa per non risolvere il problema alla radice.

Mariella Bussolati, Business Insider Italia