Antitrust: Telepass discrimina gli automobilisti. Altra tegola su Atlantia (che nega ogni addebito)

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Altra tegola su Atlantia, la società di cui è azionista la famiglia Benetton, che controlla Autostrade per l’Italia la cui concessione è in bilico dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova l’anno scorso. Sotto accusa questa volta è il Telepass, che ad Atlantia, appunto, fa capo. L’autorità per la concorrenza e il mercato (l’Antitrust) ha infatti acceso un faro sul sistema di pagamento delle autostrade che evita le code. Perché? Perché si presume una discriminazione degli automobilisti: chi usa il conto corrente italiano per pagare passa il varco senza problema, gli altri no.

Le regole Ue

La notizia è annunciata da una nota dello stesso Garante della Concorrenza. L’Antitrust, autorità presieduta da dicembre da Roberto Rustichelli, dichiara di avere avviato un procedimento su Telepass, per verificare , per verificare se siano state violate le regole dell’Unione europea per la costruzione di un mercato integrato dei pagamenti elettronici in euro. E proprio ieri, 23 settembre, l’Authority ha condotto le ispezioni in collaborazione con la guardia di finanza sulla società di riscossione automatica dei pedaggi, che fa capo per il 96,15% ad Autostrade per l’Italia e per il 3,85% ad Autostrade Tech (sempre del gruppo). «Nessuna Iban discrimination, meno di dieci casi su sei milioni di utenti», replica Telepass.

Il comunicato

« In data 18 settembre — dice il comunicato dell’Antritrust — l’Autorità ha avviato un procedimento nei riguardi di Telepass Spa per possibile violazione della disciplina di derivazione comunitaria che vieta di impedire o applicare condizioni diverse ai consumatori che intendano pagare attraverso domiciliazione su conti correnti esteri c.d. “Iban discrimination”. Dalle informazioni raccolte (segnalazioni, rilevazioni sul sito e informazioni fornite dallo stesso professionista), sembra che non sia possibile attivare il servizio Telepass se il consumatore intende pagare attraverso un conto corrente estero, in violazione delle norme di cui al D. lgs n. 135 del 18 agosto 2015 di attuazione del Regolamento UE 260/2012, volto a creare un mercato integrato dei pagamenti elettronici in euro».

Il caso Alitalia

Naturalmente sono in corso le verifiche e ci vorrà del tempo per gli accertamenti. Il titolo in Borsa non sembra risentirne, in mattinata: ha perso lo 0,28% in apertura per poi risalire alle 9.30 e guadagnare lo 0,18%, con un indice Ftse Mib che saliva cautamente dello 0,16%. Sullo sfondo c’è la vicenda Alitalia: Atlantia dovrebbe entrare nella futura compagine azionaria e starebbe valutando il piano, come Ferrovie che la affiancherebbe. Per l’ex compagnia di bandiera è stata prorogata oggi, 24 settembre 2019, la cassa integrazione straordinaria. I lavoratori coinvolti sono 1.075, cioè un centinaio meno del previsto, ma è anche inferiore la durata dell’ammortizzatore sociale, tre mesi invece di sei. Si parte domattina e si finisce il 31 dicembre.

L’apertura ad altri soci

Fra gli azionisti di Atlantia, che controlla Aspi (Autostrade per l’Italia), oltre alla famiglia Benetton che è socio di maggioranza attraverso la holding Sintonia (30,25%), ci sono il fondo di Singapore Gic (8,14%), la Fondazione Cassa risparmio di Torino (5,06%), Lazard asset management (5,02%) e la banca Hsbc (5,01%). La cessione di quote di Telepass, con ingresso diretto di partner internazionali, è una delle misure allo studio per il rilancio del gruppo, dopo le difficoltà e le inchieste giudiziarie seguite alla tragedia di Genova che hanno portato, la settimana scorsa, alle dimissioni dell’amministratore delegato di Atlantia, Giovanni Castellucci. L’intenzione dei Benetton è alleggerire l’azienda e attrarre investitori internazionali, anche per limare il debito.

La replica

In tarda mattinata è arrivata la replica di Telepass, che smentisce ogni addebito e rileva come il caso sia circoscritto a «meno di dieci casi su sei milioni di utenti», dice un esponente di Atlantia. Il problema, secondo Telepass, stava nel fatto che in questi rari casi non è stato possibile collegare un dato conto corrente all’automobilista, regola stringente per il rilascio del Telepass. «Telepass — è scritto nella nota — precisa di non aver mai adottato alcuna pratica di “Iban discrimination” (la discriminazione sul codice bancario, ndr.), come comprova il fatto che diverse migliaia di clienti della società risiedono e hanno conti correnti in Paesi europei al di fuori dell’Italia, e che Telepass è il principale sistema di telepedaggio in 13 Paesi europei». Quanto al metodo: «Come tutte le piattaforme di pagamento — prosegue il comunicato —, Telepass richiede l’identificazione dei nuovi clienti online, operazione che viene delegata agli istituti bancari presso i quali risiede il conto dove vengono addebitati i pedaggi». E sul basso numero di casi: « L’istruttoria dell’Antitrust riguarda un numero limitatissimo di clienti con conti su banche estere – circa una decina di persone negli ultimi due anni su un totale di 6 milioni di utenti – per i quali non è stato possibile ottenere adeguate garanzie di riconoscimento. Tali pratiche di identificazione del titolare del contratto Telepass sono infatti necessarie per tutelare i consumatori, in Italia come all’estero, evitando che chiunque possa aprire contratti indicando in modo illecito Iban di terze persone». Dopo la replica, il titolo Atlantia è salito in Borsa ancora: +0,78% a mezzogiorno.

Alessandra Puato, corriere.it