Nonostante una vendemmia 2019 meno generosa stimata in 46 milioni di ettolitri, l’Italia si conferma anche quest’anno primo produttore di vino al mondo, davanti alla Francia che dovrebbe fermarsi a 43,4 milioni di ettolitri e alla Spagna che non dovrebbe andare oltre i 40 milioni. E’ il dato che emerge dalle previsioni vendemmiali fornite per la prima volta insieme da Unione Italiana Vini, Assoenologi e Ismea, che hanno unito le forze per offrire un quadro ancor più completo e dettagliato proprio nei giorni in cui tutta Italia si prepara alla raccolta delle uve.
La produzione prevista sarà del 16% in meno rispetto all’annata record del 2018, quando erano stati sfiorati i 55 milioni di ettolitri: le rese saranno inferiori alla precedente in tutte le regioni italiane, ad eccezione della Toscana. Per il Piemonte, in particolare, si prevede una riduzione del 15%. Le perdite maggiori si contano sulle uve precoci, mentre per quelle più tardive l’evoluzione produttiva sarà legata all’andamento meteo di settembre.
Per Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, «con la vendemmia 2019 rientriamo nella media degli ultimi anni, segnando una flessione marcata rispetto alla eccezionale produzione dello scorso anno con una qualità variabile, tra il buono e l’eccellente a seconda delle zone, che ci consente di guardare al futuro con ottimismo e fiducia. È lecito attendersi la tenuta dei prezzi sui vini a denominazione, che rimanendo nei volumi dei disciplinari subiranno meno la flessione così come lo scorso anno hanno risentito meno dell’aumento produttivo, e un possibile ritocco in alto dei listini degli sfusi visto il calo vendemmiale anche di Francia e Spagna».
L’abbondante produzione italiana del 2018 ha avuto riflessi negativi sulle quotazioni dei vini, che nel complesso hanno segnato un -13% sulla precedente campagna. A determinare la riduzione dei listini sono stati soprattutto i vini comuni (da sempre i più esposti alle dinamiche dell’offerta internazionale e alla concorrenza degli altri Paesi produttori), che hanno segnato un -27%. Per i vini a denominazione (Doc-Docg) la riduzione si è limitata al 6%, a dimostrazione che le etichette di qualità hanno mercati in qualche modo più consolidati e meno esposti alla concorrenza dei prodotti dei paesi competitor.
Per quanto riguarda le vendite estere, il 2019 sembra avviato su binari piuttosto positivi, dopo un 2018 che aveva chiuso i battenti con esportazioni al di sotto dei 20 milioni di ettolitri (-8% sul 2017) a fronte, comunque, di una crescita del valore che, ancora una volta, aveva ritoccato il record positivo attestandosi sui 6,2 miliardi di euro.
Secondo elaborazioni Ismea su dati Istat, i primi 5 mesi del 2019 hanno segnato una decisa progressione delle esportazioni italiane a volume, attestate a 8,6 milioni di ettolitri (+11%), a fronte di una meno che proporzionale progressione del valore che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro (+5,5%). Se i dati dei mesi successivi dovessero confermare questo trend, a fine anno si potrebbero sfiorare i 22 milioni di ettolitri per un introito che, finalmente, potrebbe arrivare al traguardo dei 6,5 miliardi di euro, sebbene ad un ritmo che si sta mostrando più lento rispetto alle attese di qualche anno fa.
Roberto Fiori, La Stampa