Il gruppo punta ad ampliare e diversificare l’offerta di servizi e informazioni sul merito creditizio delle aziende. In rialzo ricavi e Mol ma cala l’Ebit: è l’effetto contabile della svalutazione del contratto rescisso da Banca Mps
Da un lato aumentare il contenuto tecnologico di dati e informazioni per le imprese. Dall’altro ampliare e diversificare, anche grazie all’M&A, i servizi offerti.
Sono tra i focus di Cerved a sostegno della sua attività. Il gruppo, a ben vedere, proprio di recente ha concretizzato alcune mosse nelle direzioni indicate. In particolare rispetto alla diversificazione e completamento del business. Cerved, di cui la “Lettera al risparmiatore” ha incontrato i vertici, ha annunciato il 30 luglio scorso l’intesa per acquisire il controllo di MBS consulting. Si tratta di un’operazione che consente alla società d’integrare la filiera del “Credit information”. MBS Consulting è attiva nella consulenza per la trasformazione e sviluppo strategico delle imprese. Quelle imprese che, non di rado, fanno uso dei dati ed informazioni forniti dalla stessa Cerved. In tal modo quest’ultima sarà in grado di presentarsi (oltre che come fornitore di dati ed informazioni a tutela dal rischio di credito) quale soggetto che offre soluzioni a 360° per gestire il medesimo rischio. E, più in generale, la crescita aziendale. Ma non è solamente MBS Consulting. Anche nell’acquisizione di Mitigo Servizi può ritrovarsi il fil rouge dell’ampliamento dell’offerta. In questo caso Cerved allarga la sua presenza nella finanza agevolata. Mitigo Servizi, infatti, fornisce soluzioni in outsourcing a banche e confidi (in particolare rispetto al Fondo di garanzia Pmi) e sta sviluppando la consulenza a favore delle imprese per l’accesso ad agevolazioni finanziarie (ad esempio legge Sabatini). Insomma: Cerved, facendo leva sullo stesso core business dei dati, vuole proseguire nell’allargare, e diversificare, l’attività. Una strategia che permette, da una parte, d’incrementare i ricavi (anche per singolo utente); e dall’altra di mantenere più facilmente, ed aumentare, la base della clientela.
La tecnologia
Già, la clientela. Altra leva per accrescerla è spingere il contenuto tecnologico nelle soluzioni fornite. Cerved negli ultimi esercizi, in media, ha investito in capitale fisso (Capex) circa 40 milioni l’anno. Di questi intorno a 12 milioni sono appannaggio dei database. Il rimanente, invece, è riconducibile allo sviluppo di nuovi servizi e tecnologie. È il caso, tra gli altri, del software proprietario su cui si basa un motore di ricerca semantico. Cioè: un sistema in grado di leggere informazioni qualitative e aggregarle ai dati strutturati. In tal senso basta pensare all’archiviazione dei bilanci d’impresa. Il software non solo definisce automaticamente, ad esempio, i debiti (crediti) verso (a favore) di banche (terze parti). Ma anche i soggetti precisi rispetto cui simili posizioni sono aperte. Un’informazione aggiuntiva che, risultando molto utile all’utente, agevola la domanda di servizi.
Il conto economico
Fin qui alcune indicazioni sulle strategie di Cerved. Quale però l’andamento del business del gruppo? La società ha di recente pubblicato i bilancio del primo semestre del 2019. I conti sono caratterizzati da ricavi, Ebitda ed utile adijusted in aumento. L’Ebit, al contrario, è calato. In particolare il fatturato si è attestato a 246,2 milioni in rialzo del 10,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il Mol rettificato, dal canto suo, è salito a 111 milioni (+6,4%) mentre i profitti netti adijusted sono aumentati a 59,2 milioni. L’utile operativo, invece, si è fermato a 44,6 milioni (erano 60,3 un anno prima). Si tratta di un problema più strutturale nella redditività operativa di cui preoccuparsi? Cerved risponde negativamente. Dapprima perché, viene spiegato, è essenzialmente l’effetto non ricorrente della svalutazione lorda del contratto di servicing con Mps che la banca senese ha anticipatamente sciolto (vedere domanda sotto). Inoltre perché si tratta essenzialmente di un impatto meramente contabile. Quindi, conclude Cerved, non c’è alcun particolare problema rispetto alla redditività operativa.
Di là dai numeri di conto economico complessivi è interessante comprendere le prospettive delle singole aree di business. Cerved divide la sua attività in tre settori. Il primo è il “Credit information”. Ad esso sono riconducibili i prodotti e i servizi per valutare affidabilità e merito di credito di controparti commerciali o clienti. Il business si rivolge agli istituti finanziari (“Financial institutions”) e alle imprese (“Corporate”). Ebbene: il “Credit information”, area storica cui Cerved continua a puntare, è contraddistinta (per l’appunto) dalla volontà del gruppo di ampliare e diversificare i servizi.
Sennonché, nei primi sei mesi del 2018, l’Ebitda di questo settore è calato. Un andamento che fa storcere il naso al risparmiatore. Cerved rigetta la preoccupazione. Il trend, viene spiegato, è dovuto alla riorganizzazione commerciale voluta dall’azienda. Il riassetto ha previsto l’unificazione dell’offerta di “Credit information” con quella di recupero dei crediti. Un passaggio, dice sempre il gruppo, che ha subito dei ritardi i quali però sono in via di superamento. Tanto che la società dice di essere in linea con il piano d’impresa 2018-2020 che prevede la crescita media annua nel “Financial insititutions” a bassa singola cifra percentuale; mentre, nel “Corporate”, il Cagr è stimato a media singola cifra percentuale.
Il secondo settore è, invece, il “Credit management”. Questo consiste, in generale, nella gestione per conto terzi di crediti (essenzialmente problematici). L’attività, in rialzo sia di ricavi che di redditività nel primo semestre dell’anno, è contraddistinta da un portafoglio poco sopra 53 miliardi. L’obiettivo è aumentare questo valore in maniera graduale e costante. Un focus, poi, è sui cosiddetti crediti “Unlikely to pay” (inadempienze probabili) che nel portafoglio valgono attualmente circa 2 miliardi. Si tratta di prestiti, a differenza delle sofferenze, in cui la prassi commerciale non ha ancora bene definito la remunerazione per i servizi di gestione. Ciò detto però, seppure con cautela, Cerved è interessata a crescere in questo comparto che ha buone potenzialità d’espansione.
Infine il terzo settore: il “Marketing solutions”. Vale a dire l’analisi degli elementi per lo sviluppo aziendale: dalle dinamiche di settore a quelle della concorrenza fino al digital advertising e digital marketing. Al 30/6/2019 il fatturato dell’area è salito del 25,5%. L’Ebitda adjusted, invece, è sceso del 4,2%. Si tratta di un trend, quest’ultimo, che sorprende. Anche perchè, nelle precedenti “Lettere al risparmiatore”, la società aveva sottolineato le potenzialità del business in oggetto. Cerved, pure consapevole della situazione, professa ottimismo. La dinamica della redditività, viene spiegato, è la conseguenza da un lato del rallentamento dei settori più tradizionali (ad esempio ricerche di settore) che, essendo “labour intensive”, hanno maggiore difficoltà ad assorbire i costi fissi; e, dall’altro, dell’ancora limitato peso del business digitale che, seppure in crescita, non ha controbilanciato il trend dei comparti più tradizionali. Ciò detto però, afferma Cerved, sono stati realizzati degli interventi sull’organizzazione del “Marketing solutions”. Cosicché la società indica di essere comunque in linea con gli obiettivi del piano d’impresa 2018-2020 in cui il Cagr dell’area in oggetto è previsto ad alta singola cifra percentuale.
Ciò detto, oltre alla crescita organica deve ricordarsi l’M&A. La società, storicamente, ha portato avanti un’espansione per linee esterne, realizzando acquisizioni di medio piccole realtà. Imprese caratterizzate da biunivoca complementarietà industriale con Cerved. La strategia prosegue?Il gruppo risponde positivamente. Le opportunità, afferma la società, verranno colte in tutte le tre aree di business. Tuttavia un maggiore focus è sul “Credit information”. Cerved, comunque, ribadisce che lo shopping persegue anche l’obiettivo d’ampliare l’attività in settori contigui e sinergici. Qualche esempio? Società operative nell’anti-riciclaggio oppure focalizzate nella cyber security.
A fronte di un simile scenario quali allora le prospettive economico-finanziarie? Cerved, su questo fronte, conferma di essere in linea con gli obiettivi indicati nel piano d’impresa 2018-2020. Vale a dire: la crescita media annua ponderata (Cagr) dell’Ebitda adjiusted, comprese le acquisizioni bolt-on, tra il 5 e l’8,5%. Il Cagr organico, sempre nell’arco di piano, è invece fissato tra il 3 e il 5%. Il rapporto tra debito netto e Mol, dal canto suo, ha il target di lungo periodo di 3 volte. Alla fine del primo semestre del 2019 era di 2,7 volte. Al 31 dicembre prossimo, senza considerare l’eventuale M&A o eventi non prevedibili, Cerved prevede un’ulteriore riduzione del “Net debt to Ebitda”.
Il Sole 24 Ore – di Vittorio Carlini