Un libro, undici scrittori ricordano emozioni e fantasie del 20 settembre
di Emanuela Bruco
Dal 16 Giugno nelle librerie e sugli store on-line, Lisciani Libri proporrà agli appassionati della missione Apollo 11 e in occasione dell’anniversario dei cinquant’anni dallo sbarco sulla luna, una raccolta di undici storie ispirate all’impresa di Armstrong, Aldrin e Collins: “Moon – 50 anni dall’allunaggio” (pp. 287, €14,90).
Che siate appassionati di fantasy, gialli, noir, romanzi rosa o saggi storici non temete: ce n’è davvero per tutti i gusti. Il filo rosso che Divier Nelli (Viareggio, classe ’74, scrittore italiano di romanzi gialli) ha dato a questo libro è unico: l’ideale circumnavigazione dello storico allunaggio.
A cinquant’anni dallo sbarco sulla Luna i miti, le leggende e le mezze verità non accennano a svanire. Rimane ancora una sensazione di mistero attorno all’impresa eroica che gli americani compirono in quella calda estate del ’69. E fu davvero un’estate torrida, almeno qui in Italia.
“Lo sbarco sulla Luna è l’evento storico del nostro tempo che più ha colpito l’immaginazione della gente; tanto da non farci pensare subito ad altri fatti di rilievo accaduti nel 1969, come l’arrivo della legge sula divorzio, l’esplosione dell’autunno caldo nelle fabbriche, la strage di piazza Fontana a Milano” ricorda Tito Stagno, telecronista della diretta lunare.
Le rivoluzioni studentesche, la globalizzazione, la simultaneità: era l’inizio della società che adesso conosciamo e nella quale oggi viviamo, eppure quell’impresa tanto acclamata – ma anche tanto bistrattata – da tutti, dava qualche speranza nella nobiltà del genio umano. Le emozioni di tutti, dai leader delle nazioni più potenti agli operai, agli impiegati, alle mamme e ai ragazzi di tutto il mondo riuscirono a soppiantare, almeno per qualche ora, la terribile impressione che l’umanità intera stesse scivolando verso giorni pessimi, verso giorni che non avrebbero più visto valori e certezze come collante della società. Ma se Armstrong era pronto ad atterrare sulla luna, allora, forse, una certezza c’era: Adamo (l’Umanità) e la sua capacità di esplorare ed affrontare l’intangibile spazio in segno di redenzione (o di sfida?).
Non erano nativi digitali gli spettatori dell’allunaggio, non esistevano smartphone, non c’erano hashtag, like, dirette streaming. Non abbiamo selfie e neppure troppe memorie fotografiche del pubblico attonito ed emozionato di fronte agli schermi.
Come poter ricordare, allora? Con la memoria del cuore e con una buona dose di fantasia. Ed è quello che si è proposto di fare Divier Nelli con il suo: “Moon – 50 anni dall’allunaggio”, una raccolta di undici storie che raccontano la luna vista dalla Terra o, meglio, la luna vista in tivù. Storie che si incrociano, storie di reincarnazioni, di sogni di gloria, di dimensioni oniriche soprattutto. Storie al di là del tempo e dello spazio, storie che, se quel 20 Luglio del 1969 la luna non fosse entrata nelle case di milioni di spettatori, forse non avrebbero potuto essere raccontate.
Fra questi spicca il racconto di Mariano Sabatini “Il Lato Oscuro della Luna” (pp.201-222). Giornalista romano e autore televisivo, classe 1971, ha raccontato l’allunaggio con gli occhi di Osvaldo Cataldi Manoja immaginario rivale di Tito Stagno, Mister Moonlight. Il racconto di Sabatini si snoda fra i ricordi e i rimorsi di un vecchio giornalista brontolone: l’allunaggio di Osvaldo non fu quello trasmesso in diretta mondiale il 20 Luglio del 1969, ma furono Madrid e la mansarda della sua Maddalena, l’unica donna che aveva amato e l’unica che, nel suo fogocitante egosimo, era riuscito a distruggere in una sola notte. A 50 anni da quella fatidica e frugale trasferta iberica – dove avrebbe davvero potuto conquistare la Luna – Manoja si ritrova sulle sponde del Tevere a fare i conti con una vita consumata in RAI, una vita priva di emozioni. Abbandona il sogno della Luna, Manoja, come aveva fatto la sua amata URSS, con la scusa – tra un cubano e il grilletto della Snub-nose – che, forse, è sopravvalutata. Non era molto, come scusa, ma per lui era tutto.
Forse, come cantava David Bowie, c’è davvero un uomo delle stelle che aspetta in cielo e vorrebbe venire a incontrarci, mandarci un messaggio, ma ha paura di spaventarci. Forse abbiamo davvero bisogno dei sogni per guardare nel futuro che ci aspetta facendo tesoro di esperienze passate. Forse, però, l’umanità non è ancora pronta a questo incontro. E allora, forse, “Moon – 50 anni dall’allunaggio” potrebbe essere un ottimo modo per (ri)cominciare a sognare nuovi allunaggi perché “Un sogno che non viene interpretato è come una lettera che non viene letta” (Talmud).