Prima lo scontro sulle Olimpiadi, finito con il naufragio della candidatura torinese per i Giochi invernali del 2026. Poi la fuga in avanti sul «No» all’Alta velocità, che le ha messo contro la città. E ora la contesa – lei favorevole, la sua maggioranza contraria – sulla prossima edizione torinese del Salone dell’auto, i cui organizzatori, dopo essere stati minacciati di sfratto da alcuni tra i più ambientalisti dei consiglieri grillini, hanno per tutta risposta annunciato di voler abbandonare la Torino governata dai 5 Stelle per trasferirsi a Milano. «Sono furiosa», ammette questa volta la sindaca Chiara Appendino. «Mi riservo qualche giorno di tempo – preannuncia – per le valutazioni politiche del caso». E per la prima volta la prima cittadina pensa di giocare la carta delle dimissioni per uscire dall’angolo dov’è finita, stretta tra le bizze della sua maggioranza e le continue bordate (dalla Tav alla nuova Ztl) del neo governatore Alberto Cirio e della sua giunta: «Non intendiamo restare a guardare – promette Cirio, che con il suo centrodestra già punta alle prossime comunali nel 2021 – la “decrescita infelice” di Torino».
Appendino furiosa: posizioni autolesioniste
Le scintille e gli attacchi frontali dei giorni scorsi tra Appendino e la sua maggioranza sul Salone dell’auto si sono trasformati ieri sera, alla vigilia dell’arrivo in città di Luigi Di Maio, in una prova di forza mai vista prima, nemmeno durante i concitati giorni dello scontro sulle Olimpiadi; e per Appendino rischia di essere un punto di non ritorno. La sua maggioranza è diventata incontenibile: non solo diserterà in massa, questa sera, l’incontro con Di Maio («Ma io ci andrò», assicura Appendino) come segnale di nervosismo sul paventato via libera del governo gialloverde all’Alta velocità, ma ormai viene vissuta dalla sindaca come un continuo intralcio. Nell’ultimo caso, quello del Salone dell’auto, le «prese di posizione autolesioniste», attacca Appendino, di alcuni consiglieri comunali del M5S hanno «contribuito» a mandare all’aria una manifestazione che «quest’anno ha portato in città 700mila persone». E tutto dopo la minaccia, contenuta in una mozione della consigliera comunale dura e pura (e No Tav) Viviana Ferrero, di vietare l’uso del parco del Valentino, uno dei polmoni verdi storici della città, come polo fieristico. Una proposta appoggiata anche dal vicesindaco Guido Montanari, accusato apertamente dalla prima cittadina di essersi lasciato andare a «dichiarazioni inqualificabili», quando ha ammesso pubblicamente di aver sperato che la grandine bloccasse l’ultima edizione della fiera automobilistica.
La resa dei conti
Ora arriverà il momento della resa dei conti. «Mi riserverò qualche giorno», ha premesso ieri a tarda sera la sindaca. E se i responsabili dell’ultimo pasticcio – dopo le Olimpiadi e la Tav – non faranno pubblica ammenda e, magari, non faranno un passo indietro, Appendino ne trarrà le dovute conseguenze, aprendo formalmente una crisi di maggioranza in Consiglio comunale, dopo aver firmato la lettera di dimissioni.
Gabriele Guccione, Corriere.it