Roma brucia sindaci e amori. Così è stato tra Ignazio Marino e il Pd. Così potrebbe essere tra Virginia Raggi e il M5S. Il vento che tre anni e un pugno di giorni fa disse che stava cambiando – con gli occhi ancora increduli e tramortiti dalla vittoria – oggi sa pesantemente di tanfo. E le soffia contro con violenza, mentre tutto attorno a lei, nella sua battaglia contro il governatore del Lazio Nicola Zingaretti per chi sia il vero responsabile dell’emergenza rifiuti, le si fa il vuoto.
Le comunicazioni con il M5S nazionale sono gelide, ormai formali, istituzionali. Roma è una preda che fa gola a Matteo Salvini e l’impressione, vista dal Campidoglio, è che Luigi Di Maio dia la Capitale ormai per persa. In diverse occasioni i collaboratori più stretti della sindaca hanno raccolto sfoghi amari, gonfi di delusione verso i vertici nazionali e verso il leader in particolare. «Con i 5 Stelle non parlo più, con loro ho chiuso» le hanno sentito dire.
C’è stato un momento preciso che più di altri ha segnato una frattura, forse definitiva. Due mesi fa, il 7 maggio scorso. Raggi è andata a Casal Bruciato, periferia rabbiosa di Roma. Affronta la folla per portare la solidarietà del Comune alla famiglia rom assegnataria di una casa popolare, a un passo dal linciaggio da parte degli abitanti del quartiere. La insultano con offese sessiste, ma lei si fa scortare fin dentro l’abitazione nel plauso della sinistra che le riconosce coraggio e senso delle istituzioni. Di Maio no. Il suo leader non lo fa e addirittura ne prende le distanze con la velina a un’agenzia che in serata riporta la furia del capo politico verso la sindaca e la seguente frase che farebbe impallidire anche Salvini: «Prima si aiutano i romani, gli italiani, poi tutti gli altri». Non arriva nessuna smentita. Per giorni.
Preso dall’ansia della strategia comunicativa il leader pensa che quel gesto sia solo un aiuto a Salvini. Raggi è basita e non vuole credere che per esigenze elettorali possano arrivarla a sconfessare così platealmente. Da allora i rapporti, raccontano fonti del M5S romano e al governo, sembrano completamente interrotti. La sindaca è sempre più sola, si sente «abbandonata». E per questo qualcuno intravede un tocco vendicativo nel tweet con cui Raggi, esaltando la vittoria di Fiumicino come miglior aeroporto d’Europa, lo scorso 28 giugno si complimenta con Aeroporti di Roma. E’ una società della famiglia Benetton, la stessa che controlla Autostrade, contro la quale Di Maio e i grillini sono in piena guerra per la revoca della concessione.
Il resto è la cronaca di questi giorni di degrado cittadino, con la spazzatura che annuncia un’altra crisi a Roma e il M5S che non è al fianco della sua sindaca. Solo Alessandro Di Battista, con sfoggio di esasperato vittimismo, le fa sentire il calore del sostegno su Facebook: «Tutti, ma dico tutti, si sono messi in testa di buttarla giù. Coraggio Virginia, siamo tutti con te!». Una chiusa che in quel «tutti» usato in due modi diversi, si lascia aperte diverse interpretazioni. Anche di critica verso il suo ormai ex amico Luigi, nel giorno della pubblicazione del video in cui il leader lo accusa di aver evitato il palco delle Europee e di girare per presentare libri, facendo la morale a chi è al governo a lavorare.
Ilario Lombardo, La Stampa