Massa, quanto ha influito il suo spirito sportivo nel suo lavoro di manager?
“Tantissimo. Sono convinto che una società fatta da sportivi sarebbe una società migliore. Il canottaggio mi ha insegnato a lavorare in squadra, a non cercare mai scuse. È uno sport di fatica, si stringono i denti e si arriva al traguardo oppure no. Ho imparato che il lavoro duro viene ripagato. Nello sport non esistono differenze, sono tutti sullo stesso piano. Sono abituato a lavorare in team e con queste regole, l’ho trasmesso al mio lavoro e ha funzionato. Ma devo dire grazie ad una persona in particolare”.
A chi?
“Marcello James, il mio allenatore del Circolo Savoia. È stato un maestro di vita, oltre che di sport.
Ha più di novant’anni ma quando posso vado a trovarlo…”.
Quando ha deciso di lasciare lo sport per il lavoro?
“Avevo 25 anni. Avevo vinto il bronzo ai Mondiali ’85, avevo partecipato alle Olimpiadi di Seul tre anni dopo, conquistato un’altra medaglia di bronzo al Match Des Seniors 1988, il sesto posto ai mondiali assoluti di Bled nel 1989 e diversi titoli di campione d’Italia.
Ma era il momento di lasciare. Ero a un bivio: scegliere la carriera dello sport o mollare tutto e ricominciare daccapo”.
Ha scelto la seconda strada…
“Sì. Mio padre, ingegnere ha girato il mondo per lavoro e mi ha inculcato il coraggio della scelta.
Il giorno del mio diciottesimo compleanno venne in camera mia e mi regalò la poesia di Rudyard Kypling “If”. Da allora è diventata un mio riferimento, ogni volta che posso la prendo ad esempio, è la traccia che accompagna la mia vita e quella dei miei figli”.
Come ha cominciato?
“Con la società marittima dei Fratelli Cosulich, sede a Genova e uffici a Napoli, Trieste: è stata una splendida esperienza. Nel 2003 arriva la chiamata di Msc. Incontro Gianluigi Aponte e Pierfrancesco Vago, mi illustrano un piano di sviluppo con 12 navi da costruire e investimenti per miliardi. Una storia straordinaria, quella della compagnia. Quando sono arrivato a Napoli in azienda erano in 67, ora siamo 550. Sono partito come direttore commerciale Italia e oggi sono manager del mercato Italia delle crociere, il segmento più importante per la compagnia, assieme ai cargo che è il settore trainante”.
Che rapporto ha con Gianluigi Aponte?
“Un grande rispetto. Ammiro il suo modo di fare. Quando sale a bordo saluta tutti, in ascensore lascia passare gli altri prima di lui. Spesso i potenti sono arroganti, lui no. E poi ha una grande capacità: sa rendere semplici le cose difficili.
Più una determinazione e una grinta ben paragonabili a quelle utili nello sport. Continua a colpirmi, dopo 15 anni, l’affetto che l’equipaggio ha per lui, dal macchinista honduregno al cameriere italiano…”.
Ogni settimana a Napoli attracca la nave Bellissima e lei spesso lavora a bordo. A breve arriverà la nave che accoglierà gli atleti delle Universiadi.
“La nave Lirica, che ospiterà gli atleti delle Universiadi, ha 900 posti: siamo ben lieti di contribuire, abbiamo partecipato al bando proprio per partecipare a questo evento importante”.
La Msc è il secondo player al mondo per attività terminalistica: ha 75 mila dipendenti, numeri da multinazionale. Ma ha conservato le caratteristiche da azienda familiare, vero Massa?
“Bellissima è stata varata lo scorso marzo: è la sedicesima nave della flotta, ha 2200 camere, ospita 5mila passeggeri e e 1500 di equipaggio.
C’è un teatro con Cirque du Soleil, un teatro da mille posti, una galleria di 480 mq illuminata a led, un’area bambini con 6 segmenti di età. Diecimila operai hanno lavorato in contemporanea per costruirla. È una nave che ha le dimensioni di un Comune, da marzo ogni lunedì si ferma al porto di Napoli, fino a novembre. È un po’ la mia casa, qui ci sto benissimo”.
Lei ha anche doti da anchor man, le piace lo spettacolo?
“Sono stato protagonista di una serie : “Boss in incognito”. Per una settimana mi sono travestito e ho lavorato a bordo di una nostra nave come magazziniere, “impiattatore” in cucina, altri ruoli. Il mio lavoro è stato valutato con voti, è stata una bella esperienza e lì mi sono accorto delle mie doti di intrattenitore. È stato divertente”.
Lei è stato campione di canotaggio alle Universiadi di Zagabria nel 1987. Pensa che la città sia pronta per questo appuntamento internazionale tra meno di un mese?
“Mi auguro che Napoli in termini infrastrutturali sia pronta: sarà un momento di grande visibilità.
Certo, se vedo la situazione delle strade in questo momento e di alcuni campi sportivi, non dormo tranquillo tra due cuscini. Ma sono fiducioso, alla fine ce la faremo”.
Di Zagabria cosa ricorda?
“Fu un modello di organizzazione riuscita. Si respirava un cambiamento, vedemmo un paese comunista o quasi ex comunista pronto alle novità, l’intero sistema mi parve efficiente”.
Cosa augura a Napoli?
“Che si possa affermare come vera capitale europea. Con l’Universiade verremo giudicati, nel bene e nel male”.
Tiziana Cozzi, Repubblica.it