L’ex ministro e l’elogio al presidente di Pechino e alla sua politica
LABATE, DA RENZI A NAPOLITANO A GRILLO
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud) Scrivo volentieri di lui, oggi, perché è nato aCosenza, come me: per fortuna sua, trentasette anni dopo di me. Tommaso Labate, giornalista, 26 novembre 1979, ha collaborato connumerose testate, da Vanity Fair a l’Unità. Dal 2012 lavora per il Corriere della Sera. È a luic he, nell’estate del 2012, Matteo Renzi svela la sua scelta di candidarsi alla guida del centrosinistra alle primarie di fine anno. Un mese dopo anticipa il progetto politico che ha come obiettivo la rielezione di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica.Il capo dello Stato smentisce con un comunicato ufficiale. Ma qualche mese dopo la rielezione, la prima e storica riconferma di un presidente della Repubblica italiano nel suo incarico, avviene. E Beppe Grillo, in una conferenza stampa e sul suo blog, attaccherà Napolitano usando proprio la lettera di smentita all’articolo di Labate di qualche mese prima.
LABATE, VALIDO ANCHE IN TIVÚ
Labate è spesso ospite di talk show televisivi come opinionista, soprattutto alla Rai e a La7. Ha partecipato, in qualità di commentatore e tifoso dell’Inter, a numerose puntate del programma di Mediaset Tiki Taka – Il calcio è il nostro gioco. Ha condotto il programma di approfondimento quotidiano In onda, insieme con David Parenzo. Dal 2015 conduce #CorriereLive, nuovo appuntamento di informazione settimanale in diretta streaming sul sito del Corriere della Sera. Su La7 conduce il programma Fuori Onda, in onda tutte le domeniche alle 20.30, sempre insieme con David Parenzo.
DILIBERTO IN CINA
Diliberto, 62 anni, è nato il 13 ottobre 1956 a Cagliari. Ho giá scritto che da molti anni non dava interviste, rinchiuso per sua scelta in un dignitoso,orgoglioso silenzio. “La mia generazione ha fallito. Il suo unico dovere morale è scomparire”. Ora insegna in Cina e ha parole di elogio per il presidente cinese, “Ha avviato una campagna di riforme mai vista prima”, fra cui “la lotta alla povertà, lo Stato fondato sul diritto, il contrasto alla corruzione. Che significa anche morigeratezza”. Nessun problema per il mandato a vita, anche perché “Roosevelt fu presidente degli Stati Uniti per quattro mandati e ne avrebbe fatto un quinto se non fosse morto”. C’è la pena di morte e il record mondiale di esecuzioni capitali, ma “c’èa nche negli Usa e nessuno si indigna. Con la differenza che gli americani avrebbero dovuto abolirla, perché in fatto di diritti umani hanno una tradizione che in Asia non esiste. Invece non riconoscono neppure la Corte penale internazionale dell’Aja”. Ricorda come divenne comunista.
DILIBERTO COMUNISTA
“Era il 1969. Entravo in quarta ginnasio a Cagliari. C’era l’autunno caldo. Alcuni militanti distribuivano volantini per strada. Non li avevo mai visti. I volantini, dico. Rimasi folgorato dall’idea che si potesse cambiare il mondo”. […] “Come spiegò Enrico Berlinguer a Enrico Mentana, sono felice d’essere rimasto fedele agli ideali della mia gioventù. Non so quanti possano dire lo stesso”. Oggi un comunista vive “con sobrietà. Da non confondere con il pauperismo”. “Per anni ho avuto un pusher che mi forniva il pregiato caffè di Sant’Elena, l’isola dove morì Napoleone. Sul Frecciarossa viaggio in seconda classe. Ho insegnato gratis all’università anche mentre ero in aspettativa parlamentare. Ci sono andato con le stampelle, dopo che mi era scoppiata la rotula in un brutto incidente domestico.Ho fatto persino gli esami in carcere a Totò Cuffaro”. Oliviero Diliberto parla anche di politica italiana, con molta amarezza. Si avvale della “facoltà di non rispondere” quando gli si domanda perché i poveri, che in Italia sono sempre di più, non votino per il Pd. “Il proletariato è più numeroso dei ceti abbienti, ma nelle elezioni, ahimè, entrano in gioco fattori ideologici, propagandistici, religiosi, antropologici. Pensi ai consensi raccolti dalla Dc. Un partito interclassista che, a questo punto, tutti rimpiangiamo”. […] “Non si possono tenere insieme Gramsci, Kennedy, Luther King e don Milani”. Secondo Diliberto del Pd “non c’è più niente”, mentre Matteo Renzi “dovrebbe scomparire. Ma non lo farà”. Quanto all’ipotesi di un governo fra Lega eM5S il giudizio è lapidario. “Il peggio che ci possa capitare. Ma gli elettori hanno deciso così. Nel 2007 assistetti per caso dalla finestra di un hotel di Bologna al primo V-Day con Beppe Grillo. Un fanatismo e uno schiumare di rabbia terribili. L’idea che chiunque ha fatto politica sia un delinquente, a prescindere, contraddice tutti i valori della democrazia rappresentativa dai tempi di Pericle a oggi”.