Lo stop dei giudici al «decreto Salvini» sembra aprire un fronte (oltre a quelli di governo) per il leader leghista. Il Tribunale civile di Bologna ha accolto il ricorso presentato da due richiedenti asilo, a cui era stata negata l’iscrizione all’anagrafe come previsto dal decreto sicurezza (e da una successiva circolare del Viminale). Secondo i magistrati «la mancata iscrizione ai registri anagrafici impedisce l’esercizio di diritti di rilievo costituzionale ad essa connessi, tra i quali rientrano ad esempio quello all’istruzione e al lavoro». Il Tribunale ha anche sottolineato che la norma «non contiene un divieto esplicito di iscrizione per i richiedenti asilo, bensì evidenzia come il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non costituisce titolo per l’iscrizione all’anagrafe». Due passaggi che di fatto aprono un nuovo fronte politico. «Saluto questa sentenza con soddisfazione, il Comune la applicherà senza opporsi», ha commentato il sindaco di Bologna, Virginio Merola.
Poche settimane fa c’era stato un caso analogo in Toscana. Il Tribunale di Firenze aveva accolto il ricorso di un cittadino somalo richiedente asilo, ospitato in una struttura di Scandicci. Anche in questo caso era stata rifiutata l’iscrizione all’anagrafe in base al «decreto Salvini» e come a Bologna, il giudice aveva dato invece parere positivo. «Ogni richiedente asilo, una volta che abbia presentato la domanda di protezione internazionale, deve intendersi comunque “regolarmente soggiornante”, in quanto ha il diritto di soggiornare nel territorio dello Stato durante l’esame della domanda di asilo e, quindi, è autorizzato a presentare domanda di iscrizione all’anagrafe», aveva motivato la decisione il Tribunale.
Corriere.it