La Biancaneve ribelle dai sette mariti che collezionava bottiglie e diamanti
La dea che stregò Hollywood visse tra successi cinematografici e fallimenti sentimentali. I suoi occhi viola conquistarono Reagan, Sinatra e Fellini. Per superare gli scandali si fidò del suo peggior nemico, l’alcol
(di Cesare Lanza per LaVerità) La bellissima Liz ha avuto sette mariti e si è sposata otto volte. C’è bisogno di dire qualcosa di più per definire la sua eccentricità e la voglia infinita di vivere l’amore? Sì, c’è molto altro, ma comincio volentieri da quei sette uomini che entrarono nel cuore di Elizabeth Taylor, l’attrice dagli indimenticabili occhi viola, e che ebbero un posto, fino alle nozze, nella sua spettacolare e clamorosa vita sentimentale. Conrad Milton Jr. (1950-1951), Michael Wilding (1952-1957). Mike Todd (1957-1958), Eddie Fisher (1959-1964), Richard Burton con cui Liz si sposò due volte (1964-1974 e 1975-1976), John Warner (1976-1982) e Larry Fortensky (1991-1996). Qualcuno durò pochi mesi, altri perfino cinque anni, ma la passione più forte e lunga – amore vero – fu senza dubbio quella con Burton. Tutte le storie, compresa quella con Richard, hanno un terribile filo in comune: tormenti, gelosie, scenate, insicurezze. E tutte hanno avuto ripercussioni sulla salute fisica e mentale della Taylor, facendole sfiorare la morte (due tentati suicidi) e spingendola alla dipendenza da farmaci e alcol. Il legame con Richard Burton, romantico e tempestoso, ha attirato su di lei, più di tutti, l’attenzione della stampa di quei tempi. Durante la lavorazione di Cleopatra, la Taylor, sposata con Eddie Fisher, incontra per la prima volta sul set l’attore Burton, anch’egli sposato. Coinvolta in questa nuova relazione sentimentale, Liz lascia il marito, non molto tempo dopo che lo stesso Fisher aveva lasciato la moglie, Debbie Reynolds. Il colpo di scena consolidò la reputazione di Liz come femme fatale, ma lanciò paradossalmente anche la carriera di Debbie Reynolds, a cui vennero offerti numerosi ruoli mielosamente sentimentali come tipica fidanzatina americana; e portò Burton tra le stelle di prima grandezza di Hollywood. Solo il povero Fisher non ottenne alcun vantaggio da quella storia chiassosamente scabrosa. Elizabeth raccontò così il primo incontro con il suo Richard: «Mi è venuto vicino mormorando: “Te l’ha mai detto nessuno che sei una ragazza carina?”. E io pensai: “Ecco il grande intellettuale, il grande attore, che se ne viene fuori con una frase così sciocca”. Ma poi ho visto che le mani gli tremavano e ho provato tenerezza per lui, ho sentito che era “umano”: questo è stato l’inizio della nostra storia».
Una riflessione particolare, al di là delle vicende sentimentali, meritino – nella sua vita privata – le debolezze e le qualità. Fragilità: l’alcol (sia la Taylor che Burton erano due formidabili bevitori), i problemi di sovrappeso e la necessità di diete correttive. La depressione drammatica, la malinconia che la soffocava. Le qualità? Sopra tutte, l’altruismo e la tenace generosità con cui si batteva, a sostegno delle persone che amava: ad esempio l’amicizia fedele e disinteressata per Michael Jackson, anche nel periodo più nero della sua esistenza. Una nuova biografia, There is nothing like a dame, contiene rivelazioni scabrose anticipate dai media statunitensi: molti amanti famosi, da Ronald Reagan a Tony Curtis. Era ancora una teenager quando sedusse l’allora trentaseienne Ronald Reagan e trascorse la notte assieme a lui. Il libro – in uscita – conterrebbe anche passaggi più hot, come la descrizione di un rapporto a tre con John Fitzgerald Kennedy e l’attore Robert Stack. Secondo quanto riportato dagli autori, Danforth Prince e Darwin Potter, ex reporter del New York Times l’uno, biografo delle star l’altro, oltre trent’anni prima che Reagan entrasse alla Casa Bianca, Liz sarebbe stata invitata a cena, a casa di Reagan, sulle colline hollywoodiane, e «rimase elettrizzata dal fatto che lui la trattasse come una donna adulta». Sempre secondo le dichiarazioni di Prince e Potter, Liz avrebbe usato queste parole: «Così dai divano siamo passati in camera da letto, ma ho dovuto sedurlo perché lui era riluttante a fare la prima mossa». E l’elenco dei suoi amanti sarebbe molto lungo: nella biografia si parla di varie celebrità: da Frank Sinatra a Paul Newman, fino a Errol Flynn. Quanto a Liz e Richard, la storia è complessa e ricca di episodi che suscitarono, e suscitano, scalpore a colpi di alcol, sesso e tradimenti. Adulteri, quando il tradimento era reato, poi due volti sposati e due volte divorziati, tredici anni di passione distruttiva: tra yacht miliardari e hotel di lusso, in compagnia di regnanti, ricconi e dittatori. Uno show continuo che riempiva giornali e rotocalchi. Anche per i litigi furiosi e per le seguenti riappacificazioni. Una ragazza in costume da bagno sta leggendo seduta su una sedia a sdraio. A un certo punto alza gli occhi e lancia uno sguardo da sopra gli occhiali da sole. No, non è la famosa inquadratura di Lolita, il film del 1962 di Stanley Kubrick, dal romanzo di Vladimir Nabokov. È il ricordo di Richard Burton sul suo primo incontro con Elizabeth. Era un giorno qualsiasi del 1953, nella villa di Stewart Granger a Bel Air, Liz non era una Lolita dodicenne: a 21 anni aveva alle spalle undici anni di carriera e due dei suoi otto leggendari matrimoni. Quel giorno non successe proprio nulla. Nessun colpo di fulmine: l’amore furioso era rimandato al 1962. Quando si incontrarono di nuovo, Elizabeth era di nuovo in costume, di scena. Lei era Cleopatra, lui Marco Antonio, e il luogo era Roma, sul set del tormentato e costosissimo film di Joseph Mankievicz. Dovevano recitare la parte di due amanti, ma lo diventarono davvero.
Nella carriera di Liz non era la prima volta che vita e film si intrecciavano. Il primo matrimonio – con il ricco, elegante e manesco Nick Hilton, sposato a 18 anni – era stato studiato dalla Metro Goldwyn Meyer per lanciare il primo film da grande della ex diva bambina: Il padre della sposa. Anche per Burton avere una storia con la sua partner del film non era una novità. Era, il suo, un hobby risaputo e Liz era prevenuta: «Non volevo essere una nuova tacca sul suo cinturone», raccontò in seguito. Comunque cominciò su quel set faraonico un rapporto che travolse due matrimoni e sconvolse la convenzionale morale: l’adulterio e il divorzio erano ancora condannati dal «comune senso del pudore» e dai codici penali di diversi Paesi (Italia compresa). I due amanti si spostavano da un Paese all’altro con un ingombrante seguito di figli, parrucchieri, cani e bambinaie: dall’Italia alla Svizzera, dagli Stati Uniti al Messico e a Montecarlo. Liz aveva tre figli e un’adozione in corso, una delle due bambine di Richard cominciava a mostrare i primi segni di autismo. I lettori dei rotocalchi seguivano ogni fuga, ogni cena, ogni lite immortalate da fotografie e da articoli delle regine del gossip. Si è scritto che fu proprio la caccia a Liz e Richard nella via Veneto del periodo di Cleopatra a ispirare a Federico Fellini il paparazzo della Dolce vita. I due adoravano litigare in pubblico: riuscirono a far seguire via interfono allo scrittore John Le Carré una scenata che finì a schiaffi. Le riappacificazioni erano altrettanto spettacolari, costellate di gioielli sempre più costosi e pacchiani – anche se Liz prese in giro la principessa Margaret che davanti al diamante Krupp che lei sfoggiava al dito le disse: «Che volgarità! Me lo fa provare?». Liz e Richard negli anni d’oro del loro amore erano tra gli attori più pagati di Hollywood, Burton sapeva far di conto: «Ho calcolato che alla fine del 1969 dovremmo possedere all’incirca 12 milioni di dollari, tra tutt’e due», scrisse. «Di questi, 3 milioni in diamanti, smeraldi, proprietà varie, dipinti, perciò la nostra rendita annua si aggirerà intorno a 1,2 milioni». Ma i due condividevano anche la passione per l’alcol. Liz nascondeva il brandy nelle bottiglie di Coca Cola e si intenerì per la prima volta quando lui si presentò sul set di Cleopatra con i postumi di una sbronza. Finì con lei ricoverata a disintossicarsi alla clinica Betty Ford, e lui ucciso a 58 anni da un’emorragia cerebrale provocata forse da una rissa tra ubriachi.
Per conoscerla meglio, ecco un bouquet di dichiarazioni di Elizabeth. Sul matrimonio: «Il problema non è ottenere l’uomo che vuoi. Il problema è volere l’uomo una volta che l’hai ottenuto! Mi sono sposata otto volte perché la mia moralità mi impedisce di avere delle avventure. Ho dormito solo con uomini con cui sono stata sposata. Quante donne possono dichiararlo?». Bugiarda matricolata, direi sincera invece sui regali: «Ho sempre amato sia farli che riceverli. Mike Todd mi ha davvero viziata all’inverosimile. Le grandi donne hanno bisogno di grandi diamanti». E sul successo: «Io voglio vivere, godermi la vita come se ogni giorno fosse l’ultimo. Una vita di ultimi giorni». Elizabeth era nata il 27 febbraio del 1932 a Hampstead, un’area ricca e benestante situata a Nord del centro storico di Londra. Figlia di due americani originari del Kansas: il padre era il direttore di una galleria d’arte, mentre la madre era un ex attrice. L’entrata in guerra del Regno Unito spinse la famiglia a tornare in patria, a Los Angeles. La bellezza particolarissima della piccola Liz, che allora si dedicava alla danza, catturò subito l’attenzione di tanti conoscenti e amici che frequentavano Hollywood. Cosi la bimba nel 1942 esordisce sul grande schermo con There’s one born every minute di Harold Young, poi viene chiamata dalla Metro Goldwyn Meyer che la scrittura per interpretare il fortunato Torna a casa Lassie (1943, regia di Fred M. Wilcox). Un sontuoso successo di pubblico. A seguire Gran premio e a soli 11 anni Liz Taylor è già una star di Hollywood. La Taylor morì il 23 marzo 2011, all’età di 79 anni al Cedars Sinai medical center di West Hollywood. Era da tempo malata di cuore. Una curiosità. Durante le riprese di Gran premio, Liz, dodicenne, si oppose all’uso di una controfigura nella maggior parte delle scene al galoppo, ma cadde da cavallo. Riportò una lieve frattura spinale che in ogni caso non ìe impedì di terminare il film, così come neppure un improvviso peggioramento che l’avrebbe costretta a tre mesi di riposo assoluto la indusse a chiedere un qualsiasi risarcimento… Dissero in seguito: professionalità subito emergente e testardaggine irremovibile! I problemi di salute la perseguitarono sempre, a partire da quella caduta da cavallo: polmonite, cancro della pelle, una tracheotomia, il trattamento per le dipendenze da alcol e sedativi, operazioni a polmoni, anca e un intervento al cervello. In totale tra le 30 e le 40 operazioni chirurgiche.