Un focus che cambia
“Lo studio conferma quello che abbiamo pensato per molti anni – spiega Murray – e cioè che una dieta sbilanciata è responsabile di più morti di qualunque altro fattore di rischio al mondo. Ci siamo focalizzati negli ultimi due decenni su sale, zucchero e grassi. Ma i fattori di rischio sono l’alto consumo di sale e il basso consumo di alimenti salutari, come cereali integrali, frutta, semi e frutta secca e vegetali. E ovviamente sottolinea l’importanza di interventi specifici su produzione, distribuzione e consumo di cibi salutari in tutte le nazioni”.
L’impatto della dieta
Lo studio ha valutato tra il 1990 e il 2017 il consumo della maggior parte di alimenti e nutrienti in 195 paesi, quantificando l’impatto di una dieta squilibrata sulle morti e le malattie non trasmissibili: alcuni tipi di cancro, malattie cardiovascolari e diabete. E ha analizzato 15 elementi: una dieta povera di frutta, verdura, legumi, cereali integrali, semi e frutta secca, latte, fibre e calcio, omega 3 da pesci e frutti di mare, grassi polinsaturi (da oli vegetali); dall’altro lato carne rossa e processata, bevande zuccherate, grassi trans e sale. Sulle 11 milioni di morti stimate, la metà è legata a una dieta con troppo sale e poca frutta e cereali integrali. Inoltre, secondo gli autori, tutti e 15 gli elementi venivano consumati in modo non ottimale in tutti i Paesi.
Le differenze
Ovviamente c’è chi sta peggio. Ed è l’Uzbekistan, che ha 892 morti su centomila. E chi ha il record positivo, come Israele, che si ferma a 89. L’Italia è tra i paesi virtuosi, poiché siamo a 107,7. Ma siamo peggiori sia della Francia (89,1) che della Spagna (89,5), che hanno tutto sommato un regime alimentare simile al nostro. La famosa dieta mediterranea – patrimonio Unesco – che probabilmente è più seguita e amata altrove che in patria.
Elvira Naselli, Repubblica.it