
L’ex terrorista dei Pac ha quindi ammesso di avere avuto un ruolo materiale o come mandante in quattro morti: quella del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, quella del gioielliere Pierluigi Torregiani e del commerciante Lino Sabbadin, che militava nel Msi, uccisi entrambi da gruppi dei Pac il 16 febbraio 1979, il primo a Milano e il secondo a Mestre; e quella dell’agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Battisti si era finora sempre dichiarato innocente. Oggi ha ammesso per la prima volta le proprie responsabilità di fronte ai pm.
Questo fa giustizia di tante polemiche che ci sono state in questi anni e rende onore alle forze dell’ordine e alla magistratura che lo ebbe a condannare – commenta il capo della procura di Milano Francesco Greco – una scelta che fa chiarezza su un gruppo che ha agito negli anni più violenti della nostra storia”. “Non si parla di collaborazione con la giustizia – spiega il pm Nobili – si tratta di importantissime ammissioni, senza chiamare in causa altri protagonisti di quegli eventi”.
“La lotta armata ha impedito uno sviluppo culturale, sociale e politico nato nel’68”, ha detto ai magistrati. Prima degli interrogatori, durati nove ore in tutto, ha letto tutte le sentenze che lo riguardavano, e ha ammesso che “tutto quello ricostruito dagli atti giudiziari corrisponde al vero”. Battisti dice di “aver capito il male che ho fatto alle vittime, chiedo scusa alle loro famiglie”. E ha aggiunto: “Non ho avuto alcuna copertura occulta” durante la latitanza.
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