Blockchain e terzo settore, così la start up italiana traccia le donazioni: ‘Mai più truffe ai danni dei benefattori’

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Le donazioni al terzo settore mostrano la generosità degli italiani che ogni anno versano oltre 9 miliardi di euro a oltre 330mila istituzioni no-profit. Una su quattro, addirittura, riceve più di 600mila euro l’anno. Eppure, molto spesso, nessuno dei benefattori sa dove finiscano realmente i suoi risparmi. Per capire la portata del fenomeno è sufficiente ricordare lo scandalo degli messaggi solidali per Amatrice: gli italiani donarono 33 milioni di euro, ma alle vittime del terremoto non arrivò nulla. I soldi furono spesi per piste ciclabili o in sostegno alle banche. Altri, più semplicemente, si sono volatilizzati: se la donazione fosse stata fatta attraverso la blockchain, tutto questo non sarebbe successo. Di più: sarebbe stato possibile controllare tutto l’iter di ogni singolo euro.

“I messaggi solidali ci hanno fatto davvero male, così come le adozioni a distanza: con gli amici versavamo una quota annuale per sostenere un bimbo, ma la scuola che riceveva i soldi cambiava continuamente il destinatario. Noi invece avremmo voluto aiutare un ragazzo lungo un percorso, non abbiamo mai saputo cosa succedesse davvero”. Un dubbio che per Luca Busolli, ex manager spezzino (ma genovese d’adozione) di Ansaldo e Rina, diventa la molla per provare a cambiare il terzo settore: “La blockchain è sempre stata associata a criptovalute e operazione finanziarie, noi invece abbiamo sviluppato Chartiy Wall, uno strumento che permette di certificare interi progetti. Dalla donazione alla sua implementazione”.

In sostanza si certifica l’impiego delle donazioni e si permette ai donatori di monitorare e verificare (e perfino commentare) lo sviluppo di ogni singolo progetto sociale. Charity Wall, inoltre, inoltre, fornisce alle società no profit documenti certificati per report ai propri donatori e per la valutazione dell’impatto sociale del progetto proposto.

“Charity Wall  – prosegue l’imprenditore – utilizza la BlockChain come strumento di certificazione notarile della documentazione per le sue caratteristiche di decentralizzazione, sicurezza, immutabilità e persistenza nel tempo. Siamo convinti che con maggior trasparenza e tracciabilità possa aumentare la fiducia dei donatori e di conseguenza la capacità del terzo settore di raggiungere chi effettivamente ha bisogno”.

Contemporaneamente, un impiego massiccio della blockchain nel settore no profit è destinato a aumentare la professionalità all’interno delle stesse istituzioni: “Un controllo costante insieme alla tracciabilità del denaro – dice Busolli – mette il donatore nelle condizione di verificare la destinazione reale delle donazioni rispetto a quanto dichiarato e l’impatto delle stesse”.

Di conseguenza è ipotizzabile che chi utilizzerà meglio e con maggior trasparenza – in linea con quanto dichiarato – il denaro ricevuto si accrediterà come interlocutore più serio nei confronti della società: se da un lato, quindi, le no profit più serie vedranno crescere la loro disponibilità finanziarie; dall’altro chi a lungo ha fatto il furbo verrà automaticamente emarginato dal mercato.

Dal punto di vista della sostenibilità di Charity Wall, le aziende che accedono al portale pagano una quota per progetto, più una percentuale sulle transazioni: “Noi – conclude Busolli – pensiamo che debba essere garantito un “diritto alla donazione”, essendo la donazione un modo per costruire il bene comune e per sviluppare di una comunità basata su principi di reciprocità ed unità. E questo è il modo migliore per farlo”. Charity Wall ha già all’attivo collaborazioni con l’ospedale pediatrico Gaslini di Genova e insieme al Rotary Club ha gestito una raccolta fondi per le vittime del crollo del Ponte Morandi.

Giuliano Balestreri, Business Insider Italia