E-commerce, l’indagine Ue: irregolarità in 6 siti su 10

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Ancora troppo spesso chi acquista online deve avere mille occhi e qualche attenzione in più rispetto a quando compra in negozi fisici. L’ultima indagine-lampo commissionata dalla Commissione Europea racconta infatti una realtà amara: in quasi il 60% dei 560 siti analizzati è stata riscontrata qualche irregolarità. Per indagine-lampo si intendono quelli che la Ue chiama “sweeps”: le varie autorità nazionali a tutela dei consumatori osservano in simultanea i siti di e-shopping di loro competenza. C’è di tutto: abbigliamento, tecnologia, servizi di vario genere, biglietti per eventi sportivi e musicali.

Quando un negozio online pubblicizza sconti o offerte speciali, la soglia di attenzione del consumatore deve aumentare: nel 31% dei casi infatti le autorità nazionali sospettano che le offerte non siano autentiche o che le percentuali di sconto siano calcolate in modo sbagliato. Sono 211 i siti (il 37% del totale) in cui il prezzo pagato alla fine è stato superiore rispetto a quello reclamizzato all’inizio. La maggior parte delle volte questo è dovuto al fatto che il venditore ha “dimenticato” di indicare gli extra per la spedizione, il metodo di pagamento, commissioni di prenotazione o altro.

Ma la legislazione europea non lascia spazio a interpretazioni: al consumatore dev’essere indicato in modo chiaro il prezzo comprensivo di tutti gli extra obbligatori. Laddove questi non possono essere calcolati in anticipo, bisogna comunque spiegare che verranno addebitati.
L’irregolarità più diffusa (quasi il 60% del campione) riguarda però le Odr (Online dispute resolution). Sono delle piattaforme online in cui il consumatore può dirimere le controversie con il venditore senza passare per il tribunale. La maggior parte dei siti di e-commerce non rispetta l’obbligo di indicare il link alla piattaforma in un’area del sito facilmente accessibile.

Più rari i casi in cui non è chiara l’identità del venditore (solo 24 casi) e non è indicato l’indirizzo dell’azienda di e-commerce (38 casi).
“Sono scioccata dal numero di siti che non fornisce indicazioni chiare al consumatore – è stato il commento di Vera Jourova, commissaria alla Giustizia e per i consumatori – le autorità nazionali prenderanno ora i provvedimenti necessari per mettere fine a queste pratiche”.

Federico Formica, Repubblica.it