Capitali che sono arrivati a pioggia anche grazie ad una profonda opera di razionalizzazione che ha investito tutti i marchi che costituiscono il gruppo Volkswagen.
Un maxi investimento
E così, grazie ad un maxi investimento di 80 miliardi di dollari, il più corposo degli 80 anni di storia del gruppo Volkswagen, vuole rendere profittevole l’auto elettrica, impresa che non è riuscita a nessuna azienda automobilistica.
L’investimento di 80 miliardi di dollari del gruppo VW per lo sviluppo dei veicoli elettrici è assolutamente il più grande tra tutte le aziende automobilistiche. Basti ad esempio pensare che supera di gran lunga quello del rivale Daimler, gruppo proprietario della Mercedes, che ha stanziato una somma di 42 miliardi di dollari. L’americana General Motors ha previsto una voce di spesa di 8 miliardi di dollari per veicoli elettrici e guida autonoma. L’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi entro il 2022 spenderà 10 miliardi di euro per lo sviluppo di auto elettriche e autonome.
Secondo Patrick Hummel, analista di UBS, entro il 2025 la Volkswagen sarà il primo produttore mondiale di veicoli elettrici. Stando alla proiezione di Hummel la Tesla, che attualmente è l’azienda da superare nel settore delle auto elettriche, rimarrà un player di nicchia.
Secondo quanto riportato da Autonews, il più grande cambiamento di strategia negli 80 anni della Volkswagen affonda le sue radici nell’incontro avvenuto a Wolfsburg alla pensione Rothehof il 10 ottobre del 2015 nel quale si sono riuniti i vertici della casa tedesca per decidere quale strategia seguire a seguito dello scandalo dieselgate. I risultati di questo summit li vediamo oggi. Il gruppo Volkswagen si sta infatti presentando come un player mondiale dell’auto elettrica. Non solo, la volontà della casa di rompere definitivamente con il passato è l’annuncio della cessazione della produzione di massa dei motori a combustione interna, che coinciderà con il 2026.
La piattaforma Meb
Il frutto concreto del summit di Rothehof è la piattaforma modulare per le auto elettriche denominata MEB (Modular Electric Toolkit) che di fatto apre la strada alla produzione di massa di un’auto elettrica a prezzi accessibili. La VW ritiene che la sua enorme potenza produttiva unita alle economie di scala le daranno un vantaggio competitivo per costruire veicoli elettrici che costano come l’attuale Golf, ossia circa 20.000 euro.
Il Gruppo Volkswagen può infatti contare sulla “fabbrica cinese” costituita dalla divisione Volkswagen Group China (VGC) che ha 16 filiali, dove la Shanghai Automotive Industry Corporation (SAIC) e la First Automobile Works (FAW) sono le due principali società partner cinesi. Ad Anting, Cina, nel 2018 è iniziata la costruzione del primo stabilimento del gruppo progettato appositamente per la produzione di elettriche su base MEB. Il primo modello prodotto nella fabbrica Saic Volkswagen sarà una Suv, che arriverà nel 2020. Anche nello stabilimento di Foshan, di proprietà di Faw-Volkswagen di Foshan, verranno costruite le elettriche del colosso tedesco.
A queste fabbriche cinesi si aggiungerà anche la fabbrica tedesca di Zwickau dove, grazie ad una radicale conversione dello stabilimento esistente, a partire dalla fine del 2019 usciranno i primi esemplari della ID. Questo impianto a pieno regime dovrebbe riuscire a produrre fino a 330.000 veicoli elettrici all’anno, per un totale di 6 modelli relativi a 3 brand del gruppo. Il colosso tedesco ha inoltre dichiarato che l’impianto di Zwickau è “CO2 neutro” nell’intera filiera di produzione e di consegna.
L’obiettivo di produrre auto elettriche economiche, così come previsto dalla storia della Volkswagen, è stato dichiarato da un dirigente della casa tedesca alla Reuters. La brusca virata nell’applicazione della strategia elettrica è avvenuta quando, nell’aprile del 2018, Herbert Diess è stato nominato Ceo del Gruppo Volkswagen, prendendo il posto di Matthias Müller.
La prima elettrica ad arrivare sul mercato nel 2020 sarà la Volkswagen ID Neo, auto che avrà indicativamente le stesse dimensioni di una Golf.
Il cambiamento radicale della Volkswagen, seppur indirettamente, ha colpito tutte le aziende automobilistiche mondiali. Fino ad ora infatti le case automobilistiche tradizionali hanno avuto come obiettivo principale quello di fare profitto con le auto endotermiche aggiungendo parallelamente vetture con trasmissione elettrica od ibrida, così da ottemperare alla legislazione cogente in materia di inquinamento atmosferico, divenuta sempre più restrittiva (basti pensare alla nuova Area B di Milano). Anche se i numeri delle elettriche e delle ibride sono in crescita, fino ad ora gli utenti hanno evitato di acquistare le auto a batteria soprattutto per via del costo maggiore, dell’autonomia e della mancanza di una capillare distribuzione di colonnine di ricarica.
Le case automobilistiche non sono ancora riuscite a produrre in serie veicoli elettrici in modo profittevole, soprattutto a causa del costo proibitivo delle batterie che rappresentano una voce di spesa che oscilla tra il 30 ed il 50% dell’interno costo dell’auto elettrica. Ad esempio, una batteria che consente un’autonomia di 500 km con una singola ricarica ha un costo indicativo di 20.000 dollari (18mila euro). All’elevato costo dell’accumulatore dobbiamo aggiungere altri 2mila dollari (1.800 euro) per il motore elettrico e l’inverter. Se confrontiamo questo costo con quello di un motore endotermico, che indicativamente ha un costo di produzione di 5mila dollari (4.500 euro), la differenza di prezzo al pubblico tra le auto tradizionali e quelle elettriche diventa ancora più ampia. L’auto elettrica che attualmente ha un’autonomia di 500 km è la Model 3 che ha un prezzo base in Italia di circa 60mila euro.
Secondo i vertici della Volkswagen tutto questo diventerà profittevole grazie alla piattaforma modulare MEB sulla quale saranno prodotti in tutto il gruppo 15 milioni di veicoli elettrici, sfruttando soprattutto l’enorme capacità produttiva degli impianti in Cina.
Secondo gli analisti di Deloitte ormai sono le autorità di regolamentazione e i legislatori, piuttosto che i clienti, a dettare il tipo di veicoli che possono essere commercializzati. Stando alle previsioni degli analisti l’industria automobilistica potrebbe produrre 14 milioni di auto elettriche per le quali non c’è una domanda da parte dei consumatori. Dello stesso parere Arndt Ellinghorst, analista di Evercore ISI, il quale sostiene che scommettere sui veicoli elettrici potrebbe essere rischioso perché i clienti non sono ancora pronti. Secondo Ellinghorst le normative sulle emissioni dell’Ue e della Cina hanno reso inevitabile l’adozione dei veicoli elettrici, quindi essere un pioniere del settore come VW potrebbe essere un grosso vantaggio.
Lo scandalo che ha colpito il gruppo Volkswagen, ha portato i legislatori europei ad approvare cicli di omologazioni molto più severi contribuendo a rovinare in maniera irreversibile la reputazione del motore diesel con enormi ripercussioni sulle vendite. Le quote di mercato del diesel nel 2018 sono in diminuzione anche in Italia, dove, pur rappresentano il 51,5% del totale delle vendite con 990.235 immatricolazioni, registrano un calo del 12,3% rispetto al 2017. Il diesel è quindi diventato brutto, sporco e cattivo.
I legislatori europei lo scorso dicembre hanno concordato un taglio delle emissioni di anidride carbonica delle auto del 37,5% rispetto ai livelli del 2021. Traguardo da raggiungere entro il 2030. Decisione che arriva dopo che l’Unione Europea aveva imposto una riduzione del 40% delle emissioni tra il 2007 e il 2021. Secondo quanto dichiarato da un manager della Bosch non sarà possibile raggiungere questo traguardo con il solo motore endotermico. Ed è sotto questa prospettiva che deve essere analizzato il cambio di paradigma di VW.
Emiliano Ragoni, Business Insider Italia