Si terrà il prossimo 6 aprile alle 17, nella Basilica Cattedrale di Mileto (Catanzaro), la funzione che sancirà ufficialmente l’apertura della causa di beatificazione della mistica di Paravati, Natuzza Evolo, deceduta il primo novembre del 2009. Soddisfazione per l’avvio della causa di beatificazione in Vaticano è stata espressa dalla Fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime, presieduta da Pasquale Anastasi, dopo la pubblicazione dell’editto vescovile per l’apertura della causa di beatificazione che servirà alla Chiesa per conoscere le opere e le virtù dell’umile donna calabrese. Natuzza si è spenta dieci anni fa all’alba della festa di Ognissanti nel centro anziani «mons. Pasquale Colloca», annesso alla Fondazione, all’età di 85 anni. La mistica di Paravati ha fatto della sua vita un’offerta continua a Dio mediante la preghiera, l’accoglienza, la fiducia in Gesù e Maria, l’accettazione delle sofferenze. Sul suo corpo per tutta la vita la mistica ha portato i segni di misteriosi fenomeni (ferite sanguinanti e stimmate) che non hanno mai trovato alcuna spiegazione scientifica. «Questo avvio – aggiunge la Fondazione – segna una fase importante per la Chiesa diocesana e, in prospettiva, per la Chiesa universale per conoscere sostanzialmente le opere e le virtù dell’umile donna calabrese. Mamma Natuzza è stata depositaria del “germoglio” che il Signore e il Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime hanno voluto piantare a Paravati, spendendo la propria vita al servizio dei fratelli e per il bene fondamentale delle anime. La sua esistenza è stata un fiorire di doni elargiti dal Cielo, affinché tutti potessero gustare la gioia dell’incontro con il Signore».
Una vita di sofferenza
Nata nel 1924, Fortunata Evolo ebbe una vita segnata da grandi difficoltà. Analfabeta, ma dotata di particolari carismi, visse sin da giovanissima una intensa vita spirituale, con elevate doti mistiche: sudorazioni ematiche non spiegabili scientificamente che si trasformavano, a contatto con bende o fazzoletti, in disegni e simboli di carattere sacro e in testi di preghiere; stimmate che aumentavano durante la Quaresima; fenomeni di bilocazione; conoscenza di lingue straniere mai studiate. Il 18 febbraio 1940, il vescovo di Mileto Paolo Albera inviò a padre Agostino Gemelli una fitta documentazione riguardante il caso dell’allora diciassettenne. La risposta di Padre Gemelli non si fece attendere; la sua opinione fu che si trattasse di una personalità affetta da «sindrome isterica», esortando i sacerdoti e i parrocchiani del luogo a disinteressarsi del caso al fine di «sminuire la portata e favorire anche così la guarigione della ragazza». Da lì a poco, Natuzza Evolo venne rinchiusa in manicomio per ordine dello stesso Padre Gemelli. La Chiesa modificò in seguito radicalmente il suo atteggiamento verso la Evolo: il vescovo Luigi Renzo, attuale titolare della diocesi di Mileto, dopo aver aperto l’inchiesta diocesana, ha presentato la pratica alla Congregazione delle Cause dei Santi per le fasi successive nell’iter di beatificazione.
Corriere.it