La regina di ghiaccio che a soldi e gioventù preferiva la libertà
Lasciò il marito e rischiò di distruggere la carriera a Hollywood per scappare con Rossellini, che per lei abbandonò la Magnani
(di Cesare Lanza per LaVerità) È stata una grandissima attrice, bellissima, raffinata, intensa. Ma ogni volta che parlo o scrivo di Ingrid Bergman per prima cosa mi viene in mente il suo straordinario triangolo amoroso: lei, Roberto Rossellini, Anna Magnani. Tutto comincia il 7 maggio 1948, quel giorno Rossellini compie 42 anni. Da tempo è separato dalla moglie e vive con Anna Magnani al Grand Hotel Excelsior, a Roma. Si erano conosciuti nel ’44, per girare Roma città aperta. Una relazione tempestosa, Anna Magnani era gelosissima, protagonista di scenate memorabili. Una sera, in una trattoria di Trastevere, in una tavolata di amici Anna buttò in faccia a Roberto un piatto di pasta al sugo. Il grande regista se la svignò di corsa e saltò sul primo autobus che passava. Ma l aMagnani correndo lo inseguì fino a quando ebbe fiato. Rossellini non sprecava neanche un attimo fuggente dei suoi impulsi di ispirazione. E quella sfuriata in Roma città aperta diventò la scena in cui la Magnani corre dietro a una camionetta di nazisti e viene uccisa.
TRE LETTERE
Torniamo a quella sera di maggio. Il regista aveva ricevuto una lettera di Ingrid Bergman: «Mister Rossellini, ho visto i suoi film Roma città aperta e Paisà, e li amo moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla molto bene l’inglese, non ha dimenticato il tedesco, non riesce a farsi capire bene in francese e in italiano sa dire soltanto “ti amo”, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei». Erano stati due, i tentativi epistolari di approccio di Ingrid, e Rossellini aveva chiesto alla segretaria: «Ma chi è, questa?» E la segretaria: «È la più grande e famosa attrice di oggi!». Così, alla terza lettera, Rossellini si arrese e combinò un incontro a Londra, all’insaputa ovviamente di Anna, che però aveva mille occhi e orecchie. Quando arriva il telegramma della star svedese per fissare l’appuntamento, Rossellini e la Magnani sono a tavola. Lui non lo apre, lei continua a servirgli gli spaghetti. «Va bene così? Vuoi altra salsa? Vuoi peperoncino?». Pronto il piatto, glielo rovescia in testa. «Vado a comprare le sigarette», dice Roberto, da buon italiano. E dunque parte per conoscere Ingrid, esce dall’Excelsior dicendo ad Anna che va a comprare le sigarette e non si vede più, fino alle foto di lui e Ingrid che scendono dall’aereo a Roma, molti mesi dopo. Solo allora lui la chiama per dirle che Stromboli, il suo nuovo film, promesso a lei, lo farà con Ingrid. I due amanti vanno ad Amalfi, lei scrive al marito Aron Petter Lindstrom e gli chiede il divorzio. Sono talmente innamorati che lasciano al proprietario dell’Hotel Luna Convento una foto, mano nella mano. Sbarcano fotografi, giornalisti e curiosi. Ingrid ha in uscita il film in cui interpreta Giovanna D’Arco e il produttore Howard Hughes è disperato. Lei, algida, madre di famiglia, è il simbolo di un’America puritana e Hughes teme che il pubblico la punisca. Non è una preoccupazione esagerata. Ogni mattina il postino lascia lettere di insulti a Ingrid. Lettere di persone comuni e anche amici: sono legate a una campagna ordita da Hughes. Solo Ernest Hemingway, racconta Marcello Sorgi ne Le amanti del vulcano, ha comprensione e le scrive: «Abbiamo una sola vita di fronte a noi… Tu sei una grande attrice. Le grandi attrici hanno sempre grossi guai, prima o poi; se non li hanno, vuole dire che sono stronze (puoi cancellare le parolacce). E tutto ciò che le grandi attrici fanno, viene perdonato». Mentre a Stromboli si cerca di contenere lo scandalo, Anna Magnani sbarca a Vulcano per il «suo» film e qui tutti, invece, soffiano sul fuoco della rivalità. La sfida di Anna è finire prima di Rossellini, che ha un vantaggio di due mesi, ma è pigro, riscrive il copione. La notte, Anna guarda i bagliori del fuoco dello Stromboli e minaccia la Bergman di farla uscire tramortita dal confronto. Intanto, Ingrid si accorge che è incinta: rientrata a Roma, annuncia che divorzierà e lascerà il cinema. Il primo film nelle sale è Vulcano, a febbraio del 1950. Ma alla prima la proiezione si inceppa. Una volta, due, quattro. Si parla dì sabotaggio. Poi i giornalisti se ne vanno, è arrivata la notizia che Ingrid ha partorito. II «triangolo» si spegne a poco a poco, Ingrid non è gelosa, Roberto evita il confronto e fugge, Anna si calma.
Rossellini e la Bergman hanno avuto tre figli e girato cinque film, tutti insuccessi. Lui non vuole che lei lavori con altri, poi lei fa un film a Parigi con Jean Renoir e Roberto va a girarne uno in India. Torna con un nuovo amore, la sceneggiatrice Sonali Das Gupta, incinta. Nuovo divorzio. Fine della storia. Senza Rossellini, Ingrid riprende a vincere Oscar. Malata di cancro, chiamerà Roberto accanto a sé per salutarlo un’ultima volta (anche Anna lo vorrà al suo capezzale). Ma quando a lui verrà un infarto, la donna che chiama è Marcella, la prima moglie: morirà fra le sue braccia. Ha scritto bene Candida Morvillo sul Corriere della Sera. Ingrid Bergman, che da sempre era considerata una santa, diventò un’«adultera da lapidare». E la stampa la definì «apostolo della degradazione». Il primo marito aveva chiesto il divorzio e ottenuto l’affidamento della figlia Pia, che a sua volta dichiarò di non aver mai voluto bene a sua madre. Nel 1950 Rossellini e la Bergman si erano sposati ed era nato Roberto Rossellini jr: nella clinica che ospitò Ingrid intervenne la polizia per tener lontana la folla. Intanto usciva nelle sale Stromboli: in Italia avrà un buon successo, mentre in America fu un fiasco. Nel giugno 1952 nascono le gemelle Isotta Ingrid e Isabella e la Bergman inizia a riconquistare le simpatie del pubblico: la stampa pubblica le sue foto da mamma, lei afferma di aver trovato la serenità. Dopo il 1956 l’unione con Rossellini è in crisi.
BOICOTTATA
Ci sarebbe molto da aggiungere sullo scandalo: nell’estate del 1949 il chiasso arrivò anche a Washington. Il senatore Edwin C. Johnson tuonò contro la Bergman, definita «cultrice del libero amore, distillatrice del male e della depravazione» e contro Rossellini, corruttore di costumi, i cui film, così chiedeva Johnson, non dovevano essere distribuiti al popolo americano. Sul Corriere, Irene Brin scrisse ironicamente dell’impaccio della Bergman a far la spesa nei mercati di Roma. Ingrid Bergman, Rossellini a parte, ebbe una complessa vita sentimentale. Un grande amore fu con Robert Capa, celebre fotoreporter. Nell’autobiografia scritta con Alan Burgess racconta di aver conosciuto il fotografo a Parigi nel 1945. Fu una storia molto importante, che non giunse al matrimonio perché Capa le disse di non volersi legare. Dopo Rossellini conobbe un impresario teatrale svedese, Lars Schmidt, che diventò il suo terzo marito nel 1958. Lars possedeva una piccola isola di fronte alla cittadina di Fjàllbacka, Ingrid tornava in Svezia per le vacanze esitve. Divorziò anche da lui nel 1975. La figlia Isabella Rossellini: «Papà era sempre a letto, in pigiama, con il ghiaccio in testa, diceva che serviva per far confluire tutte le energie al cervello, mamma era sempre attiva, praticava tanti sport, lo sci, lo sci d’acqua e le sue foto in costume in piscina erano uno scenario insolito per l’Italia degli anni Quaranta». Indro Montanelli: «Ingrid Bergman è forse la sola persona al mondo che non consideri Ingrid Bergman un’attrice completamente riuscita e definitivamente arrivata… Non ho mai visto in vita mia una donna così trasparentemente pulita». E lei ha detto: «Ho avuto diversi mariti e diverse famiglie, ma in fondo ho sempre avuto la sensazione di appartenere allo show business. Il successo è ottenere ciò che si vuole. La felicità è volere ciò che si ottiene. Il bacio è un dolce scherzo che la natura ha inventato per fermare i discorsi quando le parole diventano inutili». E ancora: «La felicità è buona salute e cattiva memoria», «Io non ho mai cercato il successo per avere fama e denaro; nel successo sono il talento e la passione che contano», «Odio i flash delle macchine fotografiche. Ho imparato che per affrontare i vari fastidi e mantenere la propria dignità bisogna rimanere calmi, sorridere di tanto in tanto, ma rimanere tranquilli, e non curarsi troppo di ciò che la gente ha da dire su di te: sono parole che non si possono controllare», «Sono una delle persone più timide al mondo, ma dentro di me sento di avere un leone che difficilmente si addomesticherà», «Non c’è nulla che valga più della libertà, neppure la gioventù».
La carriera di Ingrid (29 agosto 1915-29 agosto 1982) cominciò nel cinema svedese, ma ebbe la prima affermazione con Intermezzo (1939), girato a Hollywood. I titoli dei suoi film più famosi: Casablanca (1942), Per chi suona la campana (1943). Io ti salverò (1945), Notorious (1946), Il peccato di Lady Considine (1949) – in questi ultimi tre film fu diretta da Alfred Hitchcock – e Angoscia (1944), che le valse il primo Oscar. In Notorious il rapporto con Cary Grant fu talmente buono che Ingrid lo considerò sempre uno dei suoi migliori amici. Storico il loro bacio che detiene ancor oggi il record di quello cinematografico più lungo. Nel 1956 vinse il secondo Oscar con Anastasia. Nel 1975 il terzo in Assassinio sull’Orient Express. Nel 1978, reduce da una mastectomia, girò Sinfonia d’autunno per la regia di Ingmar Bergman: il primo incontro artistico dei due più grandi nomi del cinema svedese. Nel 1981 l’ultimo film: Una donna di nome Golda, biografia del primo ministro israeliano Golda Meir. Ingrid e Humphrey Bogart sono stati giudicati la coppia più romantica del cinema con Casablanca. Molti suoi partner hanno dovuto recitare su piani rialzati per non apparire più bassi (era alta 1,75 metri). Le piaceva Gary Cooper perché «non c’era bisogno di togliersi le scarpe» (lui era alto 190 centimetri). Quando Hemingway le disse che avrebbe dovuto tagliare i capelli per il ruolo di Maria in Per chi suona la campana, lei replicò: «Mi taglierei la testa!». Luchino Visconti avrebbe voluto Ingrid Bergman e Marion Brando per il film Senso (1954), ma Rossellini disse che non avrebbe permesso a Ingrid di interpretare questo ruolo, e anche Brando rifiutò. David 0. Selznick, il produttore, le chiese di raddrizzarsi i denti (ma lei non lo fece) e di cambiarsi il cognome (troppo tedesco). Ingrid rifiutò e preferì restare sé stessa. Il 29 agosto 1982, giorno del suo sessantasettesimo compleanno, morì a Londra. Cremata in Svezia, le ceneri furono sparse nelle acque del suo Paese nativo.