Da inizio anno gli investitori hanno ricominciato a comprare obbligazioni. Da qui il successo dei collocamenti corporate e governativi avvenuti a gennaio. D’altronde una Fed più colomba e una Bce che prepara il terreno per un piano Tltro rendono i rendimenti offerti oggi più appetibili. A partire dai Btp. D’altro canto ieri il presidente della Bce Mario Draghi non ha sorpreso il mercato. Dal suo discorso è emersa la consapevolezza che ci sono segni di rallentamento dell’economia europea, ma non sono uscite anticipazioni circa gli strumenti che potranno essere messi in campo se il rallentamento continuerà.
Se ne riparla il 7 marzo, ma intanto gli operatori continuano a credere che un piano Tltro sarà in arrivo entro l’estate e che il primo rialzo dei tassi non si vedrà tanto presto. D’altronde i segni che la guerra commerciale ha iniziato a manifestare il suo impatto negativo, da molti temuto, sono risultati evidenti nelle nuove stime di crescita mondiale riviste al ribasso dal Fondo monetario internazionale. Uno scenario di crescita più bassa e di Banche centrali più prudenti che ha un impatto anche sulle valutazioni delle obbligazioni.
I titoli che venivano venduti lo scorso anno per i timori dei rialzi dei tassi Usa ora, a valutazioni scese e Fed in pausa, appaiono più appetibili. E così le emissioni di gennaio hanno avuto un’accoglienza positiva dagli investitori, mentre nel mondo dei titoli ad alto rendimento si è registrato un restringimento degli spread. Ma cosa accadrà ora? Ecco cosa ne pensano gli esperti.
Rendimenti più appetibili. Sottolinea Chris Iggo, cio obbligazionario di Axa Investment Manager: “Le prospettive sui tassi di interesse restano poco brillanti per gli investitori obbligazionari che hanno come valuta base l’euro, il franco svizzero e lo yen. I rendimenti locali rimangono ancorati ai tassi negativi, una situazione che probabilmente non cambierà molto presto. L’ampliamento degli spread di credito nei mercati locali e nei mercati del reddito fisso in dollari lascia presagire rendimenti leggermente migliori nel 2019 rispetto allo scorso anno. Per esempio, oggi il rendimento del debito dei mercati emergenti in dollari è del 3,5% con la copertura in euro, circa 100 punti base in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”.
Secondo Iggo anche i mercati investment grade e high yield sembrano più interessanti. “Con la Federal Reserve che non interviene sui tassi, il costo per la copertura del tasso di cambio probabilmente non salirà nel breve periodo. Eppure, i tassi a breve negativi agiscono da freno psicologico per la fiducia degli investitori e limitano le aspettative di rendimento. Di conseguenza, le obbligazioni dovrebbero fare meglio per gli investitori europei. Si tratta di un’asset class che serve ancora a proteggere il capitale, a ottimizzare il rendimento quando gli yield più elevati ne offrono l’occasione, e ad accumulare ricchezza attraverso le opportunità di reinvestimento che dovrebbero manifestarsi sul mercato”, dice Iggo.
Occhio ai Btp. “In Italia il panorama degli investimenti è ancora in via di ridefinizione, con gli yield sui Btp che sembrano permanentemente più alti. Attualmente, lo yield è dell’1,6% per le scadenze a 5 anni e del 2,7% a 10 anni. Il rendimento dei Treasury decennali è più o meno lo stesso dei Btp, ma con la copertura in euro lo yield scende in territorio negativo. Dunque, anche se i Treasury sono più sicuri dal punto di vista del credito sovrano, per gli italiani i Btp appaiono molto più interessanti”, dice Iggo, che aggiunge: “L’aumento dello yield dallo scorso anno riflette le preoccupazioni sul livello del debito dell’Italia e sulla sua legge finanziaria. Ma per il momento il mercato è sostenuto dagli investitori, che recentemente sono stati molto felici di investire 10 miliardi di euro in un nuovo bond 2035. Quest’anno verrà emesso altro debito in Italia. Tuttavia, ai rendimenti attuali, questo potrebbe essere uno strumento del mercato che attira molto denaro nonostante i fondamentali. Per gli investitori italiani è difficile trovare titoli che offrano uno yield più alto dei Btp”.
Occorre prendere qualche rischio. “Non c’è una risposta semplice per chi investe nel reddito fisso in Europa. Il fatto è che il tasso risk free è basso e questo ancora il rendimento degli strumenti di alta qualità su bassi livelli. Dunque le aspettative devono essere tenute a bada. Ma i rendimenti possono essere positivi quest’anno se gli investitori assumono un approccio diversificato sul rischio. Ci sono interessanti opportunità nei mercati obbligazionari globali”, aggiunge Iggo, precisando: “La ripresa del debito dei mercati emergenti, a nostro giudizio, è effettiva, nonostante persistano le preoccupazioni per le politiche commerciali del Presidente Trump e per il rallentamento in Cina. Il nostro team high yield negli Stati Uniti non prevede un grande aumento delle insolvenze delle imprese, nella misura in cui l’economia americana evita la recessione. Persino le obbligazioni investment grade in molti mercati iniziano a scambiare nuovamente su yield interessanti”.
Secondo Iggo i tassi stabili negli Stati Uniti, i possibili stimoli della Bce dopo il Qe con una nuova operazione repo a lungo termine, dei nuovi incentivi fiscali e la possibilità di un accordo sul fronte commerciale, la riapertura del governo Usa e un accordo sulla Brexit per evitare il peggio potrebbero rinvigorire gli strumenti rischiosi delineando uno scenario economico più ottimista. “Non so se sia un approccio un po’ troppo roseo, ma la view per quest’anno non dovrebbe essere offuscata da ciò che è accaduto nel 2018, soprattutto nelle ultime settimane dell’anno”.
Primo diversificare. “Vale anche la pena di dire, in questa fase, che lo yield non è tutto. Il Bund, l’asset class con lo yield più basso, ha riportato una delle migliori performance. La domanda di strumenti privi di rischio a basso rendimento chiaramente non dipende dallo yield, bensì dalla necessità degli investitori di coprire il rischio in portafoglio”, dice Iggo, concludendo: “Nell’ultimo trimestre dell’anno, il segmento high yield Usa ha riportato una perdita mark-to-market del 4,7%. Invece un indice di Treasury ha prodotto un rendimento del 2,6%. Il rischio e la duration presentano una correlazione negativa, soprattutto in condizioni estreme del mercato. Ecco perché avere duration attraverso titoli di Stato a lunga scadenza e a basso rendimento in abbinamento al rischio di credito dei mercati emergenti e del segmento high yield è una posizione forte”.
Roberta Castellarin, Milano Finanza