Al momento sono alcune migliaia (meno di 10 mila) gli assegni di ricollocazione in essere. La loro erogazione dovrebbe essere sospesa. A meno di cambiamenti in fase di conversione del decreto. L’assegno di ricollocazione spettava a chi aveva avuto la Naspi (la disoccupazione) da almeno 4 mesi. Ma anche ai lavoratori in cassaintegrazione nelle aziende in cui era stato fatto un accordo sindacale per anticipare l’erogazione dell’assegno. Tra queste anche il Pd. Che un’azienda non è, ma i dipendenti in cassa integrazione ce li ha comunque. Oltre un centinaio aveva intenzione di sfruttare l’assegno per ricollocarsi. D’ora in poi non sarà più possibile.
Non è escluso che a far decidere il governo per l’eliminazione dell’assegno di ricollocazione sia stata una valutazione legata alle coperture. Anche se va registrata in questo primo semestre di governo giallo-verde una maggiore propensione alle politiche passive del lavoro. A partire dalla reintroduzione della cassa integrazione per cessazione dell’attività d’impresa. Ora a supportare i disoccupati nella ricerca di un nuovo posto di lavoro resteranno solo le misure regionali attivate in alcuni territori. In primis la Lombardia con la «Dote lavoro». E da poco anche il Veneto.
Rita Querzé, Corriere della Sera