In ogni fase dell’infanzia il gioco non è solo svago e divertimento, ma un modo di conoscere il mondo attraverso il corpo, i sensi, l’intelletto. Con l’attività ludica il cervello del bambino si evolve e accresce la propria complessità. Per questo è necessario proporre il gioco giusto all’età giusta. I consigli sul ‘gioco giusto’ arrivano dal nuovo numero di ‘A scuola di salute’, il magazine digitale a cura dell’Istituto Bambino Gesù diretto da Alberto G. Ugazio.
Appena nato, il gioco del bambino passa attraverso il contatto con il corpo dei genitori. Questa forma di relazione favorisce la regolazione delle funzioni vitali, la riduzione dello stress, la comunicazione istintuale con mamma e papà, lo sviluppo cognitivo e le capacità motorie. Arrampicandosi, spingendosi e rotolandosi sul corpo del genitore, il piccolo apprenderà nuove capacità di movimento.
Dopo i 4-6 mesi, gli oggetti della vita quotidiana sono i più interessanti. I bambino tocca, osserva, annusa, ascolta, assaggia. Attraverso la manipolazione e il contatto impara a conoscere se stesso e il mondo che lo circonda. E’ il periodo giusto per preparare il ‘cesto dei tesori’: un contenitore di stoffa o vimini da riempire con oggetti della quotidianità domestica, di materiali, forme e colori diversi, che incuriosiranno il bambino e stimoleranno lo sviluppo dei sensi e delle sue capacità motorie.
Dai 2 anni di vita il gioco si trasforma e i bambini cominciano a ‘fare finta di’: il bambino esplora il mondo della fantasia, si confronta con un numero infinito di situazioni, avventure, sfide e, in questo modo, allarga il suo campo di azione. Tra i 12 e i 18 mesi i bambini iniziano ad imitare piccole azioni che vedono intorno a loro (cullare, dare da mangiare, dormire, bere). Dai 2 anni passano al cosiddetto gioco parallelo: spesso in presenza di altri bambini ma senza una reale collaborazione, cominciano a creare piccole storie.
Dai 3 anni in poi le trame del gioco diventano sempre più lunghe e complesse. I bambini amano travestirsi e diventare i protagonisti delle loro storie, oppure iniziano ad utilizzare pupazzi o personaggi per metterle in scena. In questo periodo giocano a lungo da soli o con altri bambini, creando delle vere relazioni.
La lettura riveste un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei bambini in ogni epoca dell’infanzia. Il neonato è attratto dal ritmo della voce del genitore e la musicalità di una storia letta ad alta voce è capace di incantare anche i più piccoli.
Accoccolarsi insieme e leggere rafforza molto il legame tra genitori e figli. Inoltre, un bambino abituato all’ascolto di letture, svilupperà più facilmente il linguaggio, sarà più curioso, avrà voglia di imparare a leggere e avrà migliori tempi di attenzione. Il suggerimento per i genitori è, dunque, di leggere molto insieme ai propri figli.
Ma come scegliere i giochi? I pediatri del Bambino Gesù spiegano che il gioco deve essere adatto all’età. Il bambino deve sentirsi capace e adeguato, altrimenti si sentirà frustrato: è superfluo ad esempio comprare una costruzione costosa e troppo complessa se il piccolo non ha ancora l’età giusta. E’ poi consigliabile proporre giochi non necessariamente differenziati in base al sesso (ad esempio soldatini, pistole, supereroi per i maschietti; trucco, gioielli e bambole per le bambine). Questa distinzione infatti oltre a trasmettere un’idea rigida di cosa è adatto a un maschio e cosa a una femmina, può anche condizionare o limitare la naturale inclinazione per un certo tipo di studi o per la futura professione.
Per quanto riguarda videogame e dispositivi digitali, alcune ricerche scientifiche evidenziano che l’uso può migliorare le capacità di attenzione ed elaborazione visiva, la memoria di lavoro spaziale e visiva. Contemporaneamente, gli studi confermano che un uso eccessivo di videogiochi o strumenti elettronici può indurre vere forme di dipendenza, con possibili comportamenti da “astinenza” se il bambino ne viene privato.mSebbene tali strumenti non debbano essere demonizzati, è consigliabile proporli con prudenza: non prima dei 6 anni di età, per non più di 30-60 minuti al giorno, e sempre sotto il controllo diretto dei genitori.
ANSA