Una nuova funzionalità in fase di test notificherà agli utenti le fasi più calde nell’area in cui si trovano, per spingerli ad aprire l’app e iniziare la ricerca dell’anima gemella. O dell’incontro di una sera
Il momento migliore per fare “swipe”, cioè per mettersi alla ricerca di possibili incontri – e, chissà, anime gemelle – da far scoccare. Adesso Tinder, a partire dagli Stati Uniti, prova ad aiutare i suoi utenti (a proposito, quelli paganti sono poco più di 4 milioni e mezzo in tutto il mondo, lo si è saputo dagli ultimi conti della controllante Match Group) a capire quando valga la pena insistere.
Lo farà attraverso una funzionalità che notificherà agli utenti quando, nell’area in cui ci si trova, c’è un picco di attività. Insomma, quando c’è molta gente che ha aperto l’applicazione e sta scorrendo a destra e sinistra per scegliere chi gradirebbe incontrare. O almeno, i contatti con cui vorrebbe almeno chattare. In questo modo la piattaforma spera di incrementare le possibilità di “trovare un match”, dunque di far incontrare le persone.
La nuova funzionalità è in fase di sperimentazione per iOS in alcune metropoli come New York, Chicago e Los Angeles ma, a quanto pare, anche in alcune città internazionali non meglio specificate. Secondo alcuni non sembra però in dubbio la distribuzione in tutti i mercati in cui Tinder è presente e, anzi, pare strano che l’app di dating non ci abbia pensato prima: far sapere agli utenti che in quel momento molti altri stanno cercando un incontro (o almeno una chiacchierata) può essere una chiave efficace per spingere l’engagement sulla piattaforma.
Come sempre, però, occhio ai dati personali: la ong berlinese Tactical Tech e la ricercatrice Joana Moll hanno appena dimostrato con una sorta di azione sul campo quanto sia semplice acquistare i dati di centinaia di migliaia di utenti delle app di dating (in questo caso un milione, come riportato da Motherboard Us) sborsando poche decine di dollari. Tutto legalmente, in virtù dei termini e condizioni che gli utenti quasi sempre accettano senza leggere. E che le società fanno di tutto per non fargli leggere con chiarezza.
Repubblica.it