Un marchio per cercare i birrifici realmente artigianali ed indipendenti. Lo annuncia con una nota Unionbirrai, l’associazione di categoria dei birrifici indipendenti italiani, in vista di a EurHop, il Salone internazionale della birra artigianale, che ha aperto le porte a Roma e le tiene aperte fino a oggi.
L’iniziativa, si spiega, arriva perché gli scaffali dei supermarket negli ultimi anni si sono riempiti di birre cosiddette ‘crafty’, prodotti industriali che cercano di emulare – nella veste, nella comunicazione e nelle ricette – le birre artigianali autentiche. “Ecco perché – spiega Vittorio Ferraris, presidente di Unionbirrai – oggi diventa indispensabile individuare un marchio di riconoscibilità che tuteli sia il settore produttivo artigianale, sia i consumatori”.
A detta di Unionbirrai, il marchio “vuole essere uno strumento di orientamento e chiarezza per sapere se il prodotto che si vuole acquistare è davvero artigianale e realizzato rispettando tutti i parametri necessari affinché possa considerarsi tale”.
Per fregiarsi della dicitura “Indipendente e Artigianale”, bisognerà rispettare la legge: “La birra può definirsi artigianale solo se prodotta da birrifici indipendenti, sia dal punto di vista legale che economico, la cui produzione non superi i 200mila ettolitri l’anno. La birra, inoltre, non deve essere pastorizzata né microfiltrata”, dice l’associazione che si occuperà di rilasciare lo stesso marchio e di ritirarlo dopo eventuali verifiche sulla non-conformità. “L’Italia è tra i primi Paesi nel mondo ad adottare strumenti di tutela e salvaguardia come questo: in Europa, infatti, soltanto Regno Unito e Irlanda si sono già mossi in questo senso, seguendo l’esempio di Australia e Usa”, conclude Ferraris.
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