(di Cesare Lanza per LaVerità) Scommettiamo che Matteo Salvini, attaccato in questi giorni da qualsiasi parte (ma non dalla gente di buon senso, che non si fa coinvolgere dagli intrighi dei politicanti) avrà i riconoscimenti che merita? Non entro nel merito delle polemiche sulla nave ormeggiata a Catania, con i migranti a cui il nostro ministro dell’Interno ha proibito lo sbarco: ho già espresso più volte la mia modesta approvazione per il tentativo – coraggioso – di Salvini di uscire dall’umiliante sudditanza, che per lustri abbiamo subito verso le arroganze dell’Unione europea. Mi ha colpito in particolare un altro aspetto. La magistratura siciliana aveva annunciato di aver aperto un procedimento contro ignoti per sequestro di persone e ipotesi di altri reati. La replica del ministro mi è apparsa di folgorante schiettezza. Nel Paese di Machiavelli, in cui vige l’abitudine miserabile di scagliare il sasso e nascondere la mano, il ministro, sentendosi ovviamente chiamato in causa, ha più o meno dichiarato: «Mi chiamo Matteo Salvini e non sono un ignoto. Sono il ministro dell’Interno ed è mia la responsabilità aver vietato lo sbarco, salvo che per i bambini e i minori. Se sono imputabile e devo essere processato, sono qui: certo non mi nascondo, sono pronto a rispondere di ciò che ho deciso». Ecco, finalmente c’è qualcuno che parla chiaro alla gente. Salvini. Come, qualche giorno fa, il suo alleato di governo Luigi Di Maio, autore di un’altra frase memorabile, dopo la tragedia di Genova: «Coloro che vogliono opporsi alla revoca della concessione ad Autostrade dovranno passare sul mio cadavere…». Vivaddio, forse in Italia qualcosa sta cambiando davvero.