Un primo antipasto della giornata in affanno per i mercati si è visto in mattinata sui listini asiatici, dove il Nikkei ha chiuso a -1,82%. Meno pesante il passivo per Shanghai e Shenzhen che hanno lasciato sul terreno meno di un punto percentuale.
In Italia è in lieve rialzo lo spread mentre l’Europa avrebbe chiesto ulteriori sforzi al governo italiano per scongiurare la procedura di infrazione. Il differenziale si posiziona a 270 punti con il rendimento del titolo decennale italiano al 2,93%. L’euro apre stabile e passa di mano a 1,1340 dollari e 127,67 yen. Dalla Germania arrivano ulteriori segnali negativi sul rallentamento dell’economia dopo quelli registrati nei giorni scorsi: l’indice Ifo che misura la fiducia delle imprese tedesche cala a dicembre a 101 punti dai 102 del mese precedente. Il rallentamento dell’economia globale è certificato anche dall’Ocse, secondo cui la crescita del Pil nell’area del G20 è scesa allo 0,8% nel terzo trimestre del 2018, rispetto all’1,0% del trimestre precedente. Per l’Italia la stima è in linea con quella dell’Istat (-0,1%).
Il prezzo del petrolio resta sotto i 50 dollari al barile per effetto anche della produzione in aumento degli Stati Uniti che avrebbe superato, secondo alcune stime, Russia e Arabia Saudita. Il ‘Wti’ di New York scambiato sulle piattaforme elettroniche è arrivato a perdere due dollari a 47,84 dollari al barile, minimo dal settembre 2017, per poi recuperare a 48,40 dollari (-2,97%). Il Brent a Londra viaggia a 57,86 dollari, -2,94%.
Flavio Bini, Repubblica.it