La moda ‘low cost’ di Primark sfida la sorte e sbarca in centro a Milano per mettere al tappeto H&M

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Dopo il test del primo negozio ad Arese aperto nell’aprile del 2016, Primark si convince ad affrontare di petto il mercato italiano sbarcando in via Torino a Milano. La sfida non è di poco conto se si considera che il gruppo irlandese dell’abbigliamento a buon mercato debutterà all’interno del palazzo che a suo tempo ha già ospitato Standa, Fnac e Trony ma senza troppo successo. Dovrebbe essere anche questo il motivo per cui, a quanto si dice, Primark avrebbe spuntato un prezzo di favore, pari a 2,5 milioni annui di locazione per un ventennio, per occupare tutti e sette i piani dell’edificio che conta 10 mila metri quadrati in tutto.

Ma non è detto che il gruppo della moda “low cost” non abbia le carte in mano per vincere la partita. L’esperienza di Arese, dove è presente all’interno del Centro commerciale di via Luraghi, cui sono seguite le aperture italiane di Brescia (Roncadelle) e Firenze (I Gigli, Campi Bisenzio), ha evidentemente convinto la capogruppo Associated British Foods che i tempi fossero maturi per aggredire anche la piazza milanese. Del resto, la formula di Primark all’estero si è rivelata di successo. A Londra, per esempio, dove il costo della vita è piuttosto alto, il punto vendita di Oxford Street viene letteralmente preso di assalto, perché, al pari degli altri negozi del medesimo marchio, offre ai clienti la possibilità di acquistare capi e prodotti di discreta qualità a prezzi così bassi come è difficile trovarne altrove.

Sarà così anche nel centro di Milano? Probabilmente non sarà semplicissimo, perché Primark per il debutto nel capoluogo lombardo ha scelto via Torino, dove la moda a basso prezzo fa già da padrona, tra H&M, Pimkie e Terranova, solo per citare alcuni nomi. Chissà, però, che Primark non abbia deciso di sbarcare in centro Milano anche per sfruttare a proprio vantaggio la fase di difficoltà che da un po’ di tempo a questa parte sta attraversando Hennes & Mauritz, sia per ragioni proprie sia per la cosiddetta “apocalisse del retail”, la generale crisi dei negozi fisici al dettaglio causata dal boom del commercio online.

Si vedrà. Nel frattempo, anche sulla data di apertura del primo negozio meneghino vige il massimo riserbo da parte del gruppo irlandese controllato dalla capogruppo Associated British Foods (Abf), con base a Londra. Abf, che come suggerisce il nome opera principalmente nel settore alimentare (possiede il marchio Twinings e a fine 2017 si è comprata la società di aceto balsamico di Modena Acetum), lo scorso novembre ha annunciato di avere archiviato l’esercizio al 15 settembre 2018 con ricavi complessivi pari a 15,6 miliardi di sterline (17,5 miliardi di euro circa), in crescita dell’1% sull’anno prima, e utili pretasse di 1,37 miliardi di sterline, in progresso del 5% sullo stesso periodo dell’anno prima.

La sola Primark, nata in Irlanda nel 1969 che oggi conta circa 360 negozi e oltre 75 mila dipendenti, nell’ultimo esercizio ha realizzato ricavi pari a 7,47 miliardi di sterline (8,4 miliardi di euro circa), in miglioramento dai 7 miliardi dell’anno prima, con utili operativi corretti per le voci straordinarie di 843 milioni di sterline (735 nel 2017). Le vendite sono andate bene soprattutto nel Regno Unito, dove sono cresciute del 5,3 per cento.

Businessinsider