Poveri come i più poveri d’Europa, i romeni. Solo che dieci anni fa l’indice di povertà assoluta del Paese dell’Est era dell’11%, oggi, che è peggiorato, è al 12,1%. Più o meno come il Sud Italia, dove la povertà assoluta è arrivata al 12%, e nel 2008 era al 10%. Ecco perché c’è da preoccuparsi. Se nel resto d’Italia si intravedeva una leggera «ripresina» dell’economia, per il Meridione l’accelerata è stata verso il basso. Lo spiega alla Stampa estera Luca Bianchi, direttore dello Svimez, presentando l’annuale rapporto sul Mezzogiorno: «Al Sud si delinea una netta cesura tra dinamica economica che, pur in rallentamento, ha ripreso a muoversi dopo la crisi, e dinamica sociale che tende ad escludere una quota crescente di cittadini dal mercato del lavoro ampliando le sacche di povertà e di disagio».
Oltre 5 milioni di poveri assoluti in tutta Italia nel 2017: quasi la metà (2,4) al Sud, con più di un quarto delle famiglie — coppie e monogenitori — con figli adulti, nella fascia più bassa di reddito. Salgono a metà se le famiglie hanno figli piccoli. I più poveri del Mezzogiorno, ha sottolineato Bianchi, vivono nelle grandi aree metropolitane, dove in 10 anni l’indice di povertà assoluta è quasi raddoppiato passando dal 5,8% al 10,1% del 2017. Al Sud Italia, il triste primato dell’incidenza più alta anche di povertà relativa: 28,2% contro l’8,9% del Centro-Nord.
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