Diritto d’autore, guerra ai furti

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Riffeser (Fieg): difendere giornalisti, edicolanti e poligrafici

«La proprietà è un furto?», si sono chiesti i senatori Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Sottotitolo del convegno promosso ieri pomeriggio a Roma nella sala capitolare del chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva, «come si abolisce il diritto d’autore e si saccheggiano i contenuti al tempo della rete». Sul banco degli imputati gli over the top (ott), i dominatori di internet, accusati da Mogol, numero uno della Siae, di essere dei «miliardari che non vogliono pagare il diritto d’autore: se mi dicono che vogliono la libertà, è per la libertà di approfittarsi degli altri». Un tema caro al mondo dell’editoria, e infatti Andrea Riffeser Monti, presidente Fieg, è stato chiaro: «Dobbiamo difendere i giornalisti, gli edicolanti, i poligrafici. Noi editori abbiamo pubblicato le fotine degli onorevoli del parlamento europeo per difendere il diritto d’autore, ritrovandoci uniti». Riffeser evidenzia anche come nessuno pensi ai «bar che sono diventati delle sale di lettura gratuita per i loro clienti, con un solo giornale che viene letto da centinaia di persone quando questi esercizi devono pagare l’abbonamento Sky Bar per rendere accessibile la tv a chi prende un caffè. Per questo con la Siae stiamo studiando come regolamentare tutto, anche le rastrelliere con i giornali che si vedono negli alberghi», sottolineando che è grave vedere un governo che vuole «prendere decisioni senza ascoltare la nostra parte».
Il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, guardando Tony Renis che era davanti a lui, ha esordito dicendo: «Ricordo che quando suonavamo c’era il borderò dove segnare tutto, e poi veniva la Siae e riscuoteva. Quando prendi il tram paghi il biglietto, parlare dopo dieci anni di diritto d’autore mi fa venire la nausea. Chiedono la libertà, ma di che cosa? Questi», parlando degli ott, «a Bruxelles prendono tutti gli uffici legali. Ti minacciano, ti dicono che internet morirà se dovranno pagare».

Lui è per la linea dura. Ma subito dopo ecco il presidente della Rai Marcello Foa, impegnato a cercare una via mediana, quella della «giusta tutela, perché chi sostiene che bisogna limitare l’accesso rischia di ostacolare le idee. Occorre trovare una soluzione equilibrata, con buon senso, di tutela per tutti», avendo comunque presente che il diritto d’autore «non deve essere svenduto».

Per il numero uno dell’Anica Francesco Rutelli «l’argomento fondamentale per l’Italia è che la creatività ha un ruolo di primo piano, per i posti di lavoro che questi comparti contano. Free da noi vuol dire gratuito, ma la libertà non include la pretesa di non pagare: pirateria e fake news sono alleati. Ho letto che sparirebbero le piattaforme di sharing, difendendo il diritto d’autore: non è vero. Equo compenso e controllo dello sfruttamento dei propri contenuti protetti sono fondamentali, ma dobbiamo chiederci, per esempio, se l’indicizzazione sui motori di ricerca può creare ricchezze. Amazon e Netflix sono molto diversi: Amazon sta diventando un produttore, ma se produce farmaci e li consegna diventa molto più di un distributore globale».

Chiamato nella veste di «controparte, con i giganti della rete», il numero uno di Confindustria Digitale Elio Catania ha teso la mano nei confronti di chi crea contenuti, evocando una «condivisione di fatturato con accordi», ricordando che «ogni minuto su YouTube vengono caricate 400 ore di video», e che è per «non dare alle piattaforme il diritto di censura».

A nome della Fondazione Magna Carta, Quagliariello ha detto che «non vi è dubbio che la rete rappresenti uno spazio di libertà e di opportunità. L’idea di un ambito di libertà infinita, che non trovi limiti laddove iniziano la libertà e il diritto dell’altro, è tuttavia non soltanto illusoria ma è anche fondamentalmente illiberale e tendenzialmente totalitaria. Bene dunque difendere a tutti i costi ogni spazio di libertà». E per la Fondazione Italia Protagonista, Gasparri ha rilevato che «il tema è la facilità del furto dei contenuti: i politici devono avere il coraggio di fare battaglie giuste, l’editoria e le agenzie soffrono molto». Tutti d’accordo, «la pirateria è un reato».

Gianfranco Ferroni, Italia Oggi