Nextdoor, il social per i vicini: “In Italia siamo a casa”

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Intervista con Nirav Tolia, cofondatore e Ceo dell’applicazione dedicata a collegare i residenti dei quartieri. In soli due mesi più di 1.200 quartieri coinvolti in 132 città, Milano e Roma al top

Julia Roberts ci ha ritrovato il cane, l’amato labrador cioccolata Major. La supermodella Irina Shayk sembra invece che ne vada matta e ci organizzi un sacco di eventi di quartiere. Nextdoor è sbarcato in Italia da soli due mesi abbondanti, era la fine di settembre. È un’applicazione lanciata nel 2011 negli Stati Uniti dedicata ai vicini di casa, una specie di social network di quartiere che punta a creare community che possano fare quel che serve: scambiarsi oggetti, suggerimenti, consigli, raccomandazioni, organizzare feste, coordinare petizioni e iniziative. Invece di suonare al campanello della vicina, tagli tempi e imbarazzi passando dalla bacheca di quartiere, lanciandoti oltre i condomini del palazzo verso chi abita poche strade più in là.L’espansione in Europa è iniziata nel 2016, i finanziamenti non sono mancati (più di 250 milioni di dollari sia da parte di investitori americani tra cui Benchmark e Greylock Partners che europei come Axel Springer) e i risultati appaiono confortanti: ad oggi più di 200mila quartieri di Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Paesi Bassi e Italia utilizzano Nextdoor per collegare i vicini, oltre ogni diffidenza. L’accoglienza nostrana è stata piuttosto calda: al momento più di 350 quartieri e 30mila vicini in tutta Italia stanno usando la piattaforma, disponibile sia per iOS che per Android.A fondarla, sette anni fa, sono stati Nirav Tolia e Sarah Leary. Il primo è Ceo uscente: da dicembre sarà sostituito da Sara Friar di Square. Cresciuto a Odessa, in Texas, Tolia si è laureato a Stanford. Ha iniziato la sua carriera come dipendente in Yahoo! e poi ha fondato Epinions, un sito web dedicato a recensioni di prodotti generate da utenti. Nel 2010 la scommessa di Nextdoor. Con lui abbiamo parlato di questo strano ibrido social.

Fiducia e sfiducia: perché non ci si saluta per le scale e si dovrebbe conversare online con un vicino?

“L’osservazione che tanta gente nel mondo non conosca i propri vicini è stata un’immensa fonte d’ispirazione quando abbiamo fondato Nextdoor, otto anni fa. Costruire relazioni è un bisogno umano universale. Abbiamo dunque voluto facilitare le connessioni umane connettendo vicini e comunità locali, creando un network digitale sicuro e privato. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare uno strumento che potesse aiutare i vicini a convertire le proprie conversazioni online in incontri reali, favorendo relazioni più profonde. Visto che l’Italia è tra i primi utilizzatori di smartphone in Europa, è importante che la nostra app renda non solo utile ma facile e divertente per i vicini interagire con le proprie comunità locali. Aiutiamo gli italiani a realizzare i loro desideri, sfruttando le tecnologie moderne. Ecco un esempio concreto: se chiedi ai vicini di prestarti un trapano su Nextdoor, quando andrai a prenderlo, avrai l’occasione di conoscere e instaurare un rapporto con qualcuno che probabilmente non conoscevi prima”.

I comitati di quartiere, in Italia, servono solo a raccogliere firme contro qualche opera sgradita o per denunciare l’incuria dell’amministrazione: quale dovrebbe essere il valore aggiunto di Nextdoor?

“Nextdoor può essere un valido strumento per i comitati di quartiere per sensibilizzare le proprie comunità su temi importanti o per raccogliere idee interessanti, usando la funzione “Sondaggi”. In ogni caso, Nextdoor viene spesso usato come piattaforma sulla quale i vicini possono facilmente trovare aiuto quando ce n’è più bisogno. Ad esempio, quando cercano una raccomandazione per un meccanico, chiedono aiuto per trasportare mobili pesanti o chiedono in prestito prodotti per bambini. Osserviamo quotidianamente il modo in cui l’app sta utilizzando la tecnologia per offrire un mezzo moderno per connettere i vicini e renderli attivi nelle proprie comunità. In Italia vediamo che, attraverso Nextdoor, i vicini sono particolarmente attivi nell’organizzazione di eventi ‘sociali’. Più di 550 eventi e 150 aperitivi sono stati postati su Nextdoor Italia solo nelle ultime sei settimane”.

Che gli italiani sfoggino un innato senso di intimità e amicizia con i vicini è innegabile. Altrettanto innegabile è l’imbarbarimento delle relazioni interpersonali, soprattutto nelle grandi città: in che modo Nextdoor, l’ennesima piattaforma digitale, può avvicinare invece di allontanare le persone?

“Quando abbiamo lanciato Nextdoor in Italia ci siamo sentiti subito a casa. Gli italiani condividono un ricco patrimonio culturale e un forte senso di comunità, e ciò costituisce una delle ragioni per cui ho scelto di visitare personalmente il Paese molte volte. Mentre le nuove tecnologie stanno cambiando il comportamento umano noi crediamo di potere utilizzare la tecnologia per unire le persone. Nextdoor è una vera e propria bacheca digitale che permette agli italiani di connettersi, scambiare idee e organizzare eventi nella vita reale. È molto importante per noi sostenere attivamente le comunità italiane nel raggiungimento dei propri obiettivi. Negli ultimi due mesi il nostro Head of community Amedeo Galano ha incontrato diversi vicini in tutta Italia ed è stato testimone della creazione di numerose iniziative di successo condotte attraverso Nextdoor. A Milano, per esempio, sta aiutando in questo momento dei vicini a organizzare un torneo di beach volley. Negli Stati Uniti abbiamo visto tanti casi di comunità, legate da forti rapporti sociali, che hanno completamente cambiato la vita di alcuni membri. Un vicino ha per esempio potuto trovare un donatore di organi su Nextdoor, oppure penso al sostegno durante i recenti incendi incontrollati in California. Questi casi ci hanno fatto capire come Nextdoor sia ‘andato oltre’, diventando più che una semplice piattaforma digitale: in tante situazioni può essere un’ancora di salvezza”.

Cosa si può fare, concretamente, su Nextdoor? Non bastano gli altri social network

“Gli italiani stanno dimostrando un livello di interesse per la nostra app senza precedenti. In soli due mesi i quartieri lanciati sono cresciuti da 350 a oltre 1.200, in ben 132 città sparse in tutta Italia. I vicini hanno già cominciato a organizzare feste, cene, concerti di beneficenza e addirittura gruppi di raccolta tappi di plastica. La maggior parte degli altri social network ti connette con familiari, amici, colleghi e a persone con cui si condividono interessi. Quando abbiamo fondato Nextdoor, ci siamo resi conto che non c’era una piattaforma per connettersi alle persone che abitano vicino a te. Sono i vicini coloro che meglio possono aiutarti quando scappa il tuo animale domestico. Gli stessi vicini possono aiutarti prima di chiunque altro nel momento del bisogno. Insieme, i vicini possono creare un posto sicuro e felice che definiamo ‘casa’ “.

Quali sono le misure di sicurezza su Nextdoor? Come ci si verifica e come si garantisce la riservatezza delle conversazioni?

“Fin dall’inizio la privacy è stata uno dei principi alla base della nostra azienda, visto che crediamo sia possibile creare una comunità in cui regni la fiducia solo se le conversazioni rimangono private. Ogni quartiere su Nextdoor ha dei confini ben definiti e noi verifichiamo l’indirizzo di ogni membro che si iscrive. Usiamo vari metodi per verificare gli indirizzi, tra cui le cartoline che inviamo a casa con un codice personalizzato per garantire che l’indirizzo fornito sia effettivamente quello di casa”.

Quanti utenti conta in Italia Nextdoor e cosa lascia in eredità alla prossima Ceo in termini di sviluppo nel nostro Paese?

“Quando abbiamo lanciato Nextdoor, nel primo anno io e i miei cofondatori abbiamo lavorato senza sosta per convincere 176 comunità negli Stati Uniti a iscriversi sulla nostra piattaforma. Sono orgoglioso di vedere che da quel momento, siamo diventati più di mille volte più grandi, raggiungendo più di 210mila quartieri in otto Paesi di tre continenti. In Italia, più di 1.200 quartieri stanno già usando Nextdoor. Solo a Milano sono attivi 239 quartieri, ovvero l’89% di tutti i quartieri della città. A Roma, i vicini di 352 quartieri stanno usando la nostra piattaforma – il 62% di tutti i quartieri della Capitale. Rispetto alla nostra crescita iniziale negli Stati Uniti, è impressionante vedere con quanta velocità i membri stiano utilizzando la nostra app per connettersi. Credo che, in questo momento, siamo nella posizione ottimale per esprimere tutto il nostro potenziale, sia come business che come ente che favorisca il bene nel mondo”.

Simone Cosimi, repubblica.it