Dal produttore di luppolo in idroponica a quello di latte per il Parmigiano Reggiano di montagna, dal coltivatore di canapa alla conduzione di un laboratorio rurale per il co-working. Le imprese agricole italiane guidate da giovani si dimostrano vitali, con performance economiche doppie della media, e dotate di un approccio al mercato innovativo e tecnologico. È la fotografia scattata da un Osservatorio sul comparto condotto da Nomisma-Edagricole secondo cui, allo scorso giugno, erano circa 55 mila le aziende agricole in Italia guidate da giovani con meno di 35 anni. Un aggregato ancora marginale sul totale delle aziende del settore (meno del 10%), ma in crescita del 14% rispetto a tre anni fa. “Per quanto ridotte in termini di incidenza, le imprese giovanili italiane sono molto più numerose, in termini assoluti, di quelle francesi (38 mila circa), spagnole (34 mila) e tedesche (20.500)”, sottolinea Denis Pantini, responsabile dell’area agroalimentare di Nomisma. Inoltre, in Italia, “tre aziende giovani ogni dieci sono condotte da donne”.
Anche in termini di performance sul fronte economico le aziende agricole nostrane condotte da giovani sono tra le top in Europa. Guardando al valore medio della produzione, quelle italiane evidenziano un risultato economico di 98,7 mila euro contro i 65 mila della Spagna e i 55,6 mila della media Ue, mentre risulta alto il divario con Francia (169,7 mila euro) e Germania (198 mila euro). Una differenza rispetto ai competitor francesi e tedeschi conseguenza “dell’annosa questione dimensionale che ci vede ancora una volta più piccoli in termini di estensione poderale media: 20 ettari contro i 62 dei tedeschi e i 78 ettari dei giovani agricoltori francesi”, aggiunge Pantini.
Restando invece all’interno dei nostri confini, le prime cinque regioni che si contraddistinguono per la presenza del maggior numero di aziende condotte da giovani agricoltori sono Sicilia, Puglia, Campania, Calabria e Lazio. Quelle che invece presentano la maggior estensione poderale sono Sardegna (46,5 ettari di media per azienda), Valle d’Aosta (42,8 ettari) e a seguire Piemonte, Lombardia e Marche. Sul fronte delle performance, primeggiano le aziende giovanili della Lombardia (409 mila euro di valore della produzione media per azienda), seguite da Veneto (305 mila), Emilia-Romagna (180 mila), Piemonte (135 mila) e Friuli Venezia Giulia (97 mila euro).
I settori produttivi che vedono invece la maggior presenza di giovani sono quello avicolo e del latte (10% in entrambi i casi il peso delle imprese giovanili sul totale delle aziende specializzate in questa produzione). Seguono l’orticolo (8%), il suinicolo (6%), il frutticolo e il vitivinicolo (5%), mentre risulta marginale l’incidenza dei capi azienda giovani sul totale delle imprese cerealicole ed olivicole.
I giovani agricoltori dimostrano infine di avere inventiva e capacità di innovazione, tanto che in molti allargano il campo ad altre opportunità legate all’agricoltura: dall’agriturismo alle attività sociali, dalla trasformazione di prodotti agricoli al contoterzismo. Un aggregato di attività che interessa il 10% delle imprese agricole e nel caso del sub-campione di quelle giovani arriva a pesare per il 18%.
Repubblica.it