Il processo per la strage del bus in Irpinia dovrebbe essere entrato nell’agenda delle notizie, da tempo, per quello che ci racconta della condizione di insicurezza delle infrastrutture nel nostro Paese. Ed è lo stesso soggetto: la stessa trama del ponte di Genova, raccontata con altri attori, ma con al centro gli stessi ingredienti e lo stesso dramma. Oggi chiedetevi dove sta il vero potere: quello di far sparire, o di circoscrivere, i grandi temi nelle agende del dibattito nazionale. Quello di cancellare la relazione automatica ed evidente tra questi fatti e il crollo di questa estate
Una colonnina a pagina 19 sul Correre della sera. Un taglio basso su La Repubblica, a pagina 8. Citazioni discrete e parsimoniose, nei tg. O anche nessuna menzione. Poche agenzie, pochissimi dettagli, che fra l’altro, arrivano quasi tutti (e ne siamo orgogliosi) dalla stessa fonte: questo sito, anche per i due quotidiani che meritoriamente hanno scelto di richiamare in prima pagina questo processo. Oggi vogliamo tornare a parlarvi di una notizia che è apparsa poco o nulla nel panorama dei media di questa giornata: la richiesta di condanna (10 anni) per l’amministratore di Autostrade Spa, Giovanni Castellucci, per l’ex condirettore generale Riccardo Mollo e altri 9 imputati tra dirigenti e funzionari della società.
Quaranta morti
Non c’erano grandi inviati, infatti in tribunale, non c’erano le squadre delle agenzie due giorni fa, per ascoltare la requisitoria e le argomentazioni del Pm che ha indago sulla terribile strage del luglio 2013, sull’autostrada Bari-Napoli. Morirono in quaranta (anche bambini), per un torpedone andato a sbattere su di un new jersey che secondo i pm era marcio, perché non aveva ricevuto nessun intervento di manutenzione adeguato.
I dettagli negli articoli del direttore Caporale
Per i dettagli – bulloni degradati, ispezioni fatte percorrendo la tratta a 80 chilometri all’ora, risparmio sistematico sulle manutenzioni in nome dei dividendi – fanno fede gli articoli pieni di dettagli (raccapriccianti) firmati in queste ore su TiscaliNews dal direttore della testata Giuseppe Caporale.
La stessa trama del ponte di Genova
Ma il fatto scandaloso, che sembra sfuggire del tutto agli operatori dell’informazione in queste ore, è che questo processo dovrebbe essere entrato nell’agenda delle notizie, da tempo, per quello che ci racconta della condizione di insicurezza delle infrastrutture nel nostro paese. Ed è lo stesso soggetto: la stessa trama del ponte di Genova, raccontata con altri attori, ma con al centro gli stessi ingredienti e lo stesso dramma. Soprattutto: dato il risultato delle indagini, dati gli accertamenti sulle modalità (labili) della manutenzione, appare evidente che quella strage di Avellino – purtroppo – avrebbero potuto verificarsi ad uno qualsiasi delle migliaia di chilometri di autostrada dove le modalità di controllo e di tutela sono le stesse.
Contenere il danno di immagine
Una richiesta di condanna così ingente di Autostrade, per imputazioni di grave negligenza, oggi dovrebbe essere ovunque titolo di prima pagina. Invece poche righe, un trattamento da notizia breve, curiosa o di cronaca locale. I parenti delle vittime in piedi, in una piccola Aula, in cui il battaglione degli avvocati di Autostrade per l’Italia occupava fisicamente lo spazio: un piccolo e costo esercito. Sproporzione di forze in campo. E uno splendido lavoro dietro le quinte, più qualche occasionale negligenza, per contenere il danno di immagine sui media.
Notizie e polemiche
Ecco perché oggi non vogliamo discutere una notizia che c’è, ma commentare una polemica che non c’è. Oggi chiedetevi dove sta il vero potere, nelle agenzie dell’informazione: quello di far sparire, o di circoscrivere, i grandi temi nelle agende del dibattito nazionale. Quello di cancellare la relazione automatica ed evidente tra questi fatti e il crollo di questa estate. I nostri sentiti e sarcastici complimenti ai signori delle concessioni. E il nostro testardo e sincero sostegno – invece – a quei padri e a quelle madri che ieri sono persino svenuti in Aula, pur di non lasciare libero il campo alla legge del più forte. Mai come oggi siamo tutti metaforicamente sopra quel torpedone. Fate tam tam, fate girare: mai più di oggi Avellino siamo noi.