L’azienda di Mountain View pagherà una cifra esorbitante ai concorrenti di Apple affinché il suo motore di ricerca rimanga la prima scelta sui dispositivi della Mela anche nel 2019
Gli utenti iPhone, iPad e Mac possono selezionare dalle impostazioni del dispositivo il motore di ricerca con cui effettuare le ricerche in automatico su Safari. Nonostante tra le opzioni ci siano anche Bing di Microsoft e DuckDuckGo(il motore di ricerca che rispetta la privacy e non traccia gli utenti) Google rimane il “default”. È il motore di ricerca che centinaia di milioni di utenti, ignari della possibilità di modificare l’impostazione di serie, continuano ad usare.
Questo “default”, inteso in senso informatico e non economico, Google lo paga a caro prezzo. Nel 2014, per evitare che il motore di ricerca venisse declassato in seconda posizione a favore di Bing, l’azienda di Mountain View versò ai concorrenti di Apple un miliardo di dollari. Nel giro di quattro anni, contestualmente all’allargamento della base di utenza Apple, quelle cifre sono cresciute vertiginosamente. Secondo un report di un analista di Goldman Sachs, ripreso da Business Insider, Big G per il 2019 verserà ben 12 miliardi di dollari a Cupertino, tre in più rispetto ai 9 miliardi pagati nel 2018.
Cifre da capogiro, che tuttavia sarebbero giustificate dal fatturato che Google riesce a generare grazie alle visite e alle ricerche degli utenti dei dispositivi di Cupertino.
“Riteniamo che Apple sia uno dei maggiori canali di acquisizione di traffico per Google”, scrivono gli analisti di Goldman Sachs nel loro report.
Le cifre sono ovviamente delle stime e potrebbero essere completamente sballate, ma sono in linea con la crescita del traffico da dispositivi mobili nel corso degli ultimi anni. Sono in linea anche con la crescita sensazionale della divisione Servizi di Apple, il cui fatturato dipende in gran parte dalla voce “licenze”, sotto cui finirebbero anche i soldi versati da Google. Secondo l’analista Tony Sacconaghi nel 2017 Google aveva pagato a Apple tre miliardi di dollari, ma l’unico numero di cui si abbia effettivamente conferma è il già citato miliardo versato nel 2014 . A confermarlo, nel 2016, furono i documenti processuali dello scontro legale tra Google e Oracle.
Posto che sia attendibile, il report di Goldman Sachs pone anche un dilemma etico per l’azienda di Cupertino: come si possono sposare infatti le posizioni ferree di Apple sulla protezione della privacy con il supporto a un servizio come Google Search, che genera fatturati grazie alla profilazione della navigazione a fini pubblicitari?
La Stampa