
Se non verranno sciolti i nodi e risolte incongruenze nell’iter che porterà alla nascita dei Pepp (Piani individuali di risparmio paneuropei), si rischierà di creare strumenti che non saranno utili allo sviluppo di una previdenza complementare. A sostenerlo il presidente di Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, Maria Bianca Farina, in occasione del convegno dedicato a ‘La nuova previdenza complementare integrativa e la sfida dei Pepp’ a Milano. ”Come assicuratori, naturalmente, ci auguriamo che il progetto prenda forza strada facendo e che, nella fase finale del suo iter legislativo, quella del trilogo (Parlamento, Commissione e Consiglio Ue), superi le incongruenze che abbiamo segnalato” sottolinea. ”Ma se, viceversa, i nodi non saranno sciolti, i Pepp non soltanto non raggiungerebbero gli ambiziosi obiettivi che si prefiggono, ma finirebbero addirittura per rappresentare un diversivo non utile- evidenzia Farina – allo sviluppo della previdenza complementare soprattutto in quei Paesi che scontano un ritardo significativo con una diffusione delle adesioni ancora del tutto insufficiente”. Farina ricorda che in Italia (dati Covip) sono ”meno di 8 milioni gli iscritti alla previdenza complementare: mancano ancora all’appello 18 milioni di lavoratori” e che le ”adesioni sono più scarse proprio dove ci sarebbe più bisogno: donne, giovani e Sud”. Si tratta di una percentuale ”inferiore anche ai Paesi europei vicino a noi: 21% Italia, 30% Francia, 43% Regno Unito, 90% Germania”. Tre le leve da attivare per rilanciare le pensioni complementari: informazione, fiscalità con la revisione al ribasso della tassazione dei rendimenti, più flessibilità sul lato della contribuzione. In tutti i casi, ”i trend di invecchiamento interessano tutta Europa e sono destinati ad avere un impatto significativo sulle finanze pubbliche e sui sistemi pensionistici obbligatori, rendendo sempre più evidente la necessità di avere integrazioni previdenziali di secondo e terzo pilastro” conclude ricordando pero che ”secondo i dati della Commissione europea, solo il 27% dei cittadini europei tra 25 e 59 anni dispone di un prodotto finanziario con finalità di l’uno termine”. Sempre intema di pensioni, Il presidente ha anche commentato l’ipotesi della cosiddetta “Quota 100′, attualmente sul tavolo delle discussioni in corso, “bisogna trovare un equilibrio che sia sostenibile per il sistema e che sia di grande aiuto per i cittadini. È un equilibrio difficile da raggiungere. C’è un dibattito aperto. Ci auguriamo che questo equilibrio sia trovato nel modo migliore”.
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