“Una buona birra si giudica con un solo sorso. Ma è meglio essere sicuri fino in fondo” dice un proverbio ceco che mette insieme aspirazione alla qualità, ma anche goliardicamente la quantità di una delle più conviviali delle bevande alcoliche. Non stupisce, visto che nella Repubblica Ceca si bevono circa 160 litri di birra a persona ogni anno (in Italia, secondo i dati Assobirra 31,8).
Il Paese, dove le birre vengono normalmente servite in boccali da mezzo litro (che secondo l’uso locale vengono riempiti dai camerieri non appena si svuotano) ha una grande cultura birraia e Praga vanta una delle produzioni di più alta qualità al mondo. Nella capitale la birra viene servita presso i “pivnice”, le famose taverne dove è possibile gustare la tipica Pilsner Urquell, chiara e dorata, la Staropramen, leggera e fruttata, e la Budweiser.
Ma quella della birra è cultura che abbraccia diverse epoche e diverse aree, fin dagli antichi egiziani i cui lavoratori pare ne consumassero circa quattro 4 litri al giorno, trattandolo come vero e proprio alimento, “pane liquido”. E i babilonesi avevano leggi per preservare alti standard produttivi: la punizione per un lotto scadente di birra era la morte per il mastro birrario incapace, condannato ad annegarci dentro. Simbolo di convivialità e benessere nei Paesi del Nord, i vichinghi credevano che nel Valhalla vivesse una capra gigantesca le cui mammelle erano una scorta illimitata di birra.
n tema di birra ovviamente non si può non pensare alla Germania e alla città nota per l’Oktoberfest, Monaco. Qui se ne trova una per ogni occasione: la helles, chiara e a bassa fermentazione da accompagnare ai pasti di tutti i giorni, la weiss, perfetta – dicono gli appassionati – per dissetarsi, e la bock, leggermente più alcolica e adatta a riscaldarsi quando le temperature sono più rigide. In Germania la qualità divenne legge nel 1516 con l’emanazione del Reinheitsgebot, l’editto tedesco che obbliga il birraio a usare esclusivamente acqua, malto d’orzo e luppolo (oltre che lievito, naturalmente). In realtà Guglielmo IV di Baviera emanò l’editto di purezza per impedire che in quell’anno fosse impiegato frumento, da preservare visto che c’era stato un raccolto pessimo. Ma la legge che doveva essere solo temporanea rimase scolpita nella tradizione tedesca per sempre, diventando garanzia di qualità.
In Belgio anche la birra è un prodotto culto, tanto che nel novembre scorso.
E in Italia? La birra tricolore entra sempre più nelle abitudini di consumo e piace anche all’estero, registrando dati export da record: le esportazioni hanno raggiunto il massimo storico (2,7 milioni di ettolitri) e la produzione ha fatto segnare il valore più alto in assoluto (15,6 milioni di ettolitri), a testimonianza dello stato di salute del settore, che porta con sè anche la crescita della produzione italiana di malto.
Si fanno sempre più strada i microbirrifici, nuove realtà imprenditoriali per gran parte giovanili, che superano quota 850, come mostra l’ultimo report del settore.
Per festeggiare gli uomini e le donne che producono e servono birra, dal 2008 è nata la sua giornata internazionale. Cade ogni primo venerdì di agosto e vuol celebrare le birre di tutte le nazioni e culture.
Come festeggiare? Secondo il sito della Giornata internazionale delle birra le regole sono semplici:
1. Bevi birra buona con buoni amici (“Se stavi pensando di trascorrere la giornata internazionale della birra da solo, ripensaci! Bere può essere la parte più importante dei festeggiamenti ma siamo piuttosto convinti che la birra vada meglio con una chiacchierata tra amici”).
2. Trova la celebrazione più vicina. Potrebbero esserci eventi proprio dietro l’angolo. Chiama i pub locali.
3. Fai il dono della birra: è risaputo che la birra ha un sapore migliore quando qualcuno te la offre, quindi è una tradizione per il giorno della birra internazionale comprare birra per i tuoi amici.
4. Goditi le birre di altre culture: là fuori pieno di meravigliosi nuovi sapori. Sii avventuroso, prova qualcosa di nuovo per l’International Beer Day.
Eleonora Cozzella, Repubblica.it