Amazon utili record con il boom della pubblicità e meno assunzioni

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Brian Olsavsky, Cfo di Amazon

Utili record con meno assunzioni e più vendite di inserzioni pubblicitarie. L’ecosistema Amazon prende forma: da puro retailer a azienda di servizi. Nel secondo trimestre dell’anno, il colosso fondato da Jeff Bezos ha registrato ricavi netti per 52,9 miliardi di dollari in rialzo del 39% rispetto al 2017 grazie anche all’acquisizione della catena americana Whole Foods. L’utile, invece, è cresciuto di 197 milioni (+40% per azione) a 2,53 miliardi: un risultato trainato soprattutto dalla divisione Aws che fornisce tutto il cloud computing, ma un peso rilevante arriva anche dalla vendita di servizi ai partner del sito e dalla pubblicità.

D’altra parte le vendite di beni online, pur crescendo in volumi garantiscono una marginalità inferiore: i ricavi dell’ecommerce negli Stati Uniti sono saliti a 32,1 miliardi di dollari con un utile operativo di 1,8 miliardi; quelli nel resto del mondo a 14,6 miliardi a fronte di un rosso operativo pari a 500 milioni. La divisione Aws, invece, ha chiuso il trimestre aprile-giugno con vendite per 6,1 miliardi e un utile operativo di 1,6 miliardi.

“Abbiamo speso meno, soprattutto in assunzioni e abbiamo venduto più pubblicità” ha spiegato agli analisti il Cfo di Amazon, Brian Olsavsky che poi ha aggiunto: “Al netto delle acquisizioni, abbiamo iniziato a spostare i dipendenti da una divisione all’altra a seconda delle esigenze, piuttosto che assumerne di nuovi”.

E in effetti nel 2017, il gruppo ha assunto 225mila lavoratori (90mila arrivano da Whole Foods) con un incremento della forza lavoro del 65%; nei primi sei mesi del 2018 la crescita si è fermata all’1,7% da 566mila a 575mila. “Non pensiamo che sia un trend di lungo periodo, ma certamente ha creato molta efficienza: in questo modo – ha aggiunto Olsavksy – possiamo capire dove effettivamente abbiamo bisogno di più personale”.

Tradotto: con minori spese il gruppo è riuscito a mettere a segno un utile record. Tuttavia, questo non vuol dire che Amazon abbia intenzione di ridurre gli investimenti: i costi operativi nel trimestre sono aumentati del 33,7% a 49,9 miliardi di dollari. I vertici del gruppo, però, insistono sulla progressiva trasformazione dell’azienda. Lo stesso Olsavsky ha sottolineato la crescita delle vendite di pubblicità online sfruttando la necessità delle aziende che investono in comunicazione di raggiungere il più alto numero di utenti. E gli acquirenti di Prime sono una merce preziosa: “Per noi è diventato un affare da diversi miliardi di dollari, ci sono centinaia di migliaia di investitori”. E la pubblicità contribuisce per larga parte a quei 2,19 miliardi di “altri” ricavi: una voce cresciuta del 129% in un anno.

Giuliano Balestreri, Business Insider