Deluso dai 5Stelle, di cui è stato ascoltato e retribuito consulente, il sociologo Domenico De Masi, teorico del “lavorare gratis, lavorare tutti”, entra nel comitato promotore di Liberi e Uguali con Grasso, Boldrini e Speranza. “Cerco la sinistra dove spero di trovarla, con la stessa curiosità che mi spinse a cercare nei cinquestelle”, dice all’ANSA De Masi che si è allontanto dal mondo grillino dopo l’alleanza con la Lega, criticando di recente anche il decreto dignità che, a suo avviso, potrebbe perfino aumentare la disoccupazione. “E’ un timidissimo tentativo di contrastare il Jobs Act, ma è bastato per scatenare l’ira di dio a destra, dove sono attentissimi alle proprie conquiste, non come la sinistra con lo Statuto dei lavoratori”.
Da qui la decisione di De Masi di far parte del Comitato promotore che punta, a partire dalla riunione di oggi, a trasformare Liberi e Uguali (LeU) da lista elettorale a partito. “Sono di sinistra e la sinistra è al punto più basso di sempre, anche perché una sua parte molto importante ha sposato il neoliberismo economico – ha detto De Masi -. Ho accettato l’invito di Pietro Grasso perché voglio ascoltare e capire con chi mi sento in sintonia e quale contributo posso dare”. In base alle sue convinzioni “la disoccupazione si vince solo riducendo l’orario e aumentando la produttività, ma nessuno si è battuto per questo in questi anni, preferendo invece la flessibilità, che produce più disoccupazione”.
Il percorso di Leu è tracciato in due fasi: la prima sarà una discussione aperta su idee e temi, la seconda prevede un congresso.”Non siamo disposti ad aspettare congressi, distruzioni o ricostruzioni di altri partiti per decidere cosa fare con Liberi e Uguali” ha detto Grasso aprendo il percorso costituente e bocciando al proposta di chi, dentro al movimento, sosteneva la necessità di andare oltre Leu. In platea, tra gli altri, i leader di Sinistra italiana (Si) Nicola Fratoianni e di Mdp Roberto Speranza, Laura Boldrini, Guglielmo Epifani, Stefano Fassina, Loredana De Petris, Nico Stumpo e Arturo Scotto.
La Stampa