Il tasso di disoccupazione fermo all’11,2%, tra i ragazzi risale al 33,1%. Mix di fattori: crescono gli occupati al record storico (ma calano i dipendenti permanenti) e in parallelo anche i disoccupati. Giù gli inattivi
La crescita degli occupati e disoccupati, con il conseguente calo degli inattivi, manda in archivio aprile come mese “stabile” per il tasso di disoccupazione rilevato dall’Istat, che resta all’11,2%, mentre sale al 33,1% quello giovanile, 0,6 punti percentuali in più di marzo. “Dopo i livelli massimi della fine del 2014, la disoccupazione è tornata sui livelli della seconda metà del 2012“, su cui viaggia ormai già da tempo, spiegano gli statistici. Il mese diventa però quello della svolta se si guarda al numero degli occupati, che per la prima volta superano il livello del 2008 (antecedente la grande recessione) e così aggiornano il picco dagli anni Settanta, al livello massimo nel periodo di cui si tengono gli archivi.
La stabilità del tasso di disoccupazione si spiega infatti con un mix di fattori: da una parte crescono le persone in cerca di occupazione, dall’altra gli occupati. Calano dunque gli inattivi, coloro che restano ai margini del mercato del lavoro non avendo né essendo interessati a lavorare.
Se si guarda al lato degli occupati (+0,3% tra aprile e marzo, +64 mila mensili che diventano +215mila su base annua), si tocca il record con 23 milioni e 200 mila persone al lavoro, massimo dal 1977, data di inizio delle serie storiche. Si supera di 23 mila unità il livello raggiunto ad aprile 2008. Dopo 10 anni si è quindi tornati ai livelli pre-crisi ma con un mercato del lavoro trasformato: è aumentata la quota delle donne occupate, i lavoratori sono più anziani e si contano più contratti a tempo determinato. Il tasso di occupazione si attesta al 58,4% (+0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente). Una crescita che, dice l’Istat, “interessa tutte le classi di età ad eccezione dei 25-34enni. L’aumento maggiore ad aprile si stima per le donne (+52 mila) e per le persone di 35 anni o più (+77 mila). Prosegue la ripresa degli indipendenti (+60 mila) e dei dipendenti a termine (+41 mila), mentre diminuiscono i permanenti (-37 mila)”.
Se si guarda al lato degli occupati (+0,3% tra aprile e marzo, +64 mila mensili che diventano +215mila su base annua), si tocca il record con 23 milioni e 200 mila persone al lavoro, massimo dal 1977, data di inizio delle serie storiche. Si supera di 23 mila unità il livello raggiunto ad aprile 2008. Dopo 10 anni si è quindi tornati ai livelli pre-crisi ma con un mercato del lavoro trasformato: è aumentata la quota delle donne occupate, i lavoratori sono più anziani e si contano più contratti a tempo determinato. Il tasso di occupazione si attesta al 58,4% (+0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente). Una crescita che, dice l’Istat, “interessa tutte le classi di età ad eccezione dei 25-34enni. L’aumento maggiore ad aprile si stima per le donne (+52 mila) e per le persone di 35 anni o più (+77 mila). Prosegue la ripresa degli indipendenti (+60 mila) e dei dipendenti a termine (+41 mila), mentre diminuiscono i permanenti (-37 mila)”.
Il commento dell’Istat: “Ad aprile 2018 si confermano i segnali di ripresa dell’occupazione nell’anno in corso, dopo la battuta d’arresto osservata a fine 2017. Per il secondo mese consecutivo cresce l’occupazione tra gli indipendenti oltre che tra i dipendenti a termine. Su base annua la crescita dell’occupazione si concentra nei più giovani (15-24enni), per i quali si registra il maggiore aumento del tasso di occupazione, e soprattutto negli over 50, per effetto sia dell’aumentata età pensionabile sia dei fattori demografici. Dopo i livelli massimi della fine del 2014, la disoccupazione è tornata sui livelli della seconda metà del 2012, in un contesto di prosecuzione del calo dell’inattività, che tocca negli ultimi mesi il minimo storico”.
Per i giovani il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) sale come accennato al 33,1%, con un rialzo di 0,6 punti percentuali su base mensile. Non pervenuti ad ora gli effetti dei nuovi sgravi alle assunzioni contenuti nella legge di Bilancio 2018. Resta invece un miglioramento su base annua invece si registra un calo di 2,5 punti. I livelli pre-crisi restano comunque molto distanti: il tasso attuale è di circa 13 punti più alto.
Repubblica.it