Cosi’ titola il Corriere della Sera, edizione di Firenze, in un editoriale di prima pagina a firma di Gaspare Polizzi, storico della filosofia
Attento osservatore che, basandosi sui dati della Prefettura di Firenze (1) che registrano lo scontato aumento di consumi, specie tra i giovani, conclude richiamando la responsabilita’ dei genitori nei confronti dei figli presunti ammaliati consumatori di sostanze dannose, legali ed illegali, a cui non sono offerte “valide alternative al vuoto effimero di una notte di alcool e droghe” (2).
E’ tutto qui il fenomeno delle droghe legali ed illegali? Sicuramente e’ un aspetto. Ma marginale. E’ quello che preoccupa un genitore, in questo caso antico come lo erano i suoi genitori e i suoi nonni, ovviamente a dimensione temporale e sociale dei tempi andati. E dove sbagliavano i genitori e i nonni? Nel considerare i figli soggetti da difendere inculcando loro, con la collaborazione di un sistema educativo pubblico bigotto, sistemi di difesa basati su valori che negavano l’identita’ e la curiosita’ di questi nuovi soggetti che si affacciavano -adolescenti e non solo- nella societa’.
Non e’ detto, ovviamente, che le “valide alternative” preconizzate in forma teorica e generica da parte del nostro filosofo-genitore, debbano in quanto tali essere bigotte, ma partono da un presupposto di conosciuta definizione di cio’ che e’ buono e cio’ che e’ cattivo… che e’ proprio quello che un giovane, che si affaccia curioso all’ignoto e al proibito, vorrebbe capire sulla propria pelle, con meno mediazioni (per quanto possibile). E’ uno scontro tra generazioni che, pur con tutta la buona volonta’ che un genitore aperto e disponibile ci puo’ mettere, vede lo stesso genitore -suo malgrado- perdente. Sto parlando di quel genitore che non vuole far crescere un figlio come automa di se stesso e dei propri modelli, ma con una coscienza critica e del mondo che lo circonda. E’ ovvio che ci sono i genitori “tutti casa e chiesa”, ma questi, a mio avviso, si auto-condannano, nel loro tentativo di inculcare altrettanta “case e chiesa” ai loro figli, a far crescere degli automi o dei ribelli totali che si esprimeranno in modo estremista. Il genitore che prendo in considerazione e’ quello che si e’ fatto qualche canna al liceo e all’universita’, qualche sbronza in diverse occasioni e che, soprattutto per le droghe legali, non ne disdegna usi e consumi. Quali valori e quali alternative vorrebbe trasmettere? Nel nostro caso non e’ dato saperlo, ma non per deficit del richiamante alle responsabilita’ genitoriali, ma proprio perche’ non ci sono, se non nelle forme estreme che ho richiamato sopr.
La sconfitta del genitore? No: occorre capire come e cosa fare per non violentare anche se stessi.
L’altro giorno, ad una festa di 12-13enni a cui ero presente in quanto padre, alcuni genitori che li aspettavano per riportarli a casa, esprimevano le loro preoccupazioni per le ipotesi di consumi di alcool, tabacco e canne, ed esprimevano la loro risolutezza nel vietare tutto ai loro pargoli (“non si rendono conto che e’ roba che fa male”… questo mentre sorseggiavano un vino pregiato). Tutti genitori ufficialmente patentati di cultura, istruzione e progresso. Alla mia domanda a quale eta’ avessero loro cominciato a “farsi male” con queste sostanze, tutti avevano iniziato grossomodo alla stessa eta’ dei loro figlioli che stavano ballando nell’altra stanza. Li ho solo guardati negli occhi e chiesto quale fosse la differenza coi loro genitori e nonni… ho avuto in cambio sorrisi e frasi del tipo “ma che vuol dire”.
Io non credo alle “valide alternative al vuoto effimero”. Anche perche’ ho difficiolta’ a definire l’effimero, per me e per mia figlia. Credo nell’informazione. Anche e soprattutto agli adolescenti e ai giovani. Sulle droghe legali non posso fare altro che confermare, e ricordare a mia figlia, le gia’ massicce campagne in corso che informano sui danni di un consumo smodato di tabacco ed alcool. Sulle droghe illegali sono piu’ in difficolta’ di mezzi, pur se attrezzato di strumenti culturali che mi portano a credere che il proibizionismo fa solo male a chi lo impone e chi lo subisce. Ed e’ per questo che sulle droghe illegali non posso solo lavarmi la coscienza dicendo che andrebbero tutte legalizzate e constatare la mia impotenza quando sapro’ (che difficilmente si fara’ vedere) che la figliola si e’ fatta di qualche sostanza. Posso chiedere, come faccio e continuo a fare, che i responsabili sanitari dei nostri territori, non potendo certo legalizzare, istituiscano unita’ di strada per il controllo delle sostanze che i ragazzi stanno per consumare, si’ che gli stessi evitino di farsi veramente male, che’ di spinello non si muore, ma di schifezze contenute nelle canne e nelle pasticche e’ possibile. Poi i ragazzi crescono e capiscono e scelgono da se’. Intanto, i genitori potrebbero dare un contributo perche’ si facciano meno male. E -forse- non e’ questo che vuole un ragazzo: essere messo in condizione di scegliere da se’?
Vincenzo Donvito, ADUC