di Cesare Lanza per LaVerità
Claudio Baglioni
Condurrà il Festival di Sanremo anche nel 2019 e vive una seconda, splendida giovinezza. Nessuno aveva previsto il trionfo di Baglioni: sia per gli ascolti, sia per un inedito consenso mediatico. Ci sarà il bis? Claudio ha conquistato il successo grazie alla sobrietà della conduzione e all’eccellente qualità del suo repertorio. Chissà se c’è spazio per un copia e incolla, all’Ariston.
Emmanuel Macron
Aveva ribaltato il campionato, Un anno fa, il 17 maggio, vinceva trionfalmente le elezioni francesi i con il 66%. La luna di miele con quella Francia entusiasta è finita. Macron non piace più. Un suo grande sostenitore resta Matteo Renzi, che sogna di ripeterne le gesta. Un po’ poco. Le riforme realizzate non sono persuasive, quelle annunciate suscitano diffidenza. L’ arroganza napoleonica non paga.
Aurelio De Laurentis
È contestato in modo, assurdo perché ha criticato l’allenatore, Maurizio Sarri: il Napoli è spremuto come un limone perché «giocano sempre gli stessi». Il suo prestigio però cresce: impossibile dimenticare che è lui il protagonista assoluto della ricostruzione. Ha anche detto «che se ne farà una ragione», se Sarri deciderà di lasciare. Ebbene? Ineccepibile.
Paolo Sorrentino
Fa parlare molto di sé, ma è evidente l’inciampo del fortunato regista. Loro 1 non è piaciuto ai critici e neanche al pubblico, altro che l’annunciato botto di incassi! E si aspetta con diffidenza l’uscita di Loro 2: chi lo ha visto, lo ha già stroncato. Sesso esagerato, metafore cervellotiche su pecore e altri animali, Berlusconi ridotto a macchietta… E, peggio di tutto, insopportabile noia…
Massimiliano Allegri
Firma un’impresa storica: il quarto scudetto consecutivo (quinto se si conta quello vinto con il Milan). Quando arrivò alla Juventus lo accolsero dubbiosamente: Antonio Conte di scudetti ne aveva vinti tre! Max è andato oltre, contro ogni previsione. Piacciono le sue idee, con le quali rintuzza gli opinionisti Sky: le giocate dei campioni valgono più degli schemi.
Premio Nobel
Non sarà assegnato quest’anno l’agognato premio per la letteratura. Giusto: è un segno di trasparenza, riconosce la pesantezza degli intrighi di potere e sesso. Però, diciamolo: una riforma totale sarebbe augurabile. Quante volte abbiamo detto che certe scelte (uno su tutti, Dario Fo) erano stravaganti
e incomprensibili?