Martina, gelo su Renzi: “Il Pd rischia di estinguersi, impossibile guidare in queste condizioni”

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Il segretario: «Quanto accaduto in questi giorni è grave, parlerò giovedì in direzione»

«Ritengo ciò che è accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l’estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società». Il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina, rompe il silenzio dopo l’intervista di Matteo Renzi a Che tempo che fa e all’annunciata chiusura a una ipotesi di governo con il Movimento 5 Stelle: «Servirà una discussione franca e senza equivoci perché è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema», aggiunge. A 50 giorni dall’ultima direzione che sancì le dimissioni di Renzi da segretario e l’affermazione della linea dell’opposizione, torna a riunirsi giovedì l’organo dirigente del Pd cui spetta l’ultima parola sull’apertura o meno del dialogo con i grillini. Un Pd che arriva all’appuntamento quanto mai diviso, nonostante il lavorio dei pontieri delle varie anime per ricucire gli strappi. Sulla carta i renziani godono di una maggioranza schiacciante che metterebbe al sicuro il loro rifiuto ad ogni ipotesi di trattativa. Ma la stessa area che fa riferimento all’ex segretario è percorsa da sentimenti diversi su questo tema, talvolta opposti. Per questa ragione il risultato non può considerarsi scontato.

Martina: “Serve una ripartenza su basi nuove”

«In queste ore stiamo vivendo una situazione politica generale di estrema delicatezza. Per il rispetto che ho della comunità del Partito Democratico porterò il mio punto di vista alla Direzione Nazionale di giovedì che evidentemente ha già un altro ordine del giorno rispetto alle ragioni della sua convocazione». Lo dichiara il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina. «Così un Partito rischia solo l’estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società; si smarrisce l’impegno per il cambiamento e non si aiuta il Paese. Per questo continuo a pensare che il Pd abbia innanzitutto bisogno di una vera ripartenza su basi nuove», conclude Martina.

Gli equilibri in direzione

La direzione replica i rapporti di forza usciti dall’ultima assemblea, tenutasi nel febbraio 2017. In quell’occasione, Matteo Renzi diede una forte impronta personale all’esecutivo Pd, ma lo fece presentandosi in tandem con Maurizio Martina e l’area che all’allora ministro dell’Agricoltura faceva capo, Sinistra è Cambiamento. Martina, tuttavia, nel frattempo, è divenuto reggente del partito lasciando la maggioranza renziana e opponendosi alla linea dell’ex segretario. Oggi, su 214 componenti, sono 103 i renziani duri e puri. Di questi, 18 sono i millennials – ragazzi nati a cavallo del secolo e quindi giovanissimi – nominati direttamente dal segretario e che a lui fanno capo. La maggioranza renziana può contare inoltre su 4 componenti vicini al presidente dell’assemblea, Matteo Orfini. Gli esponenti della direzione che fanno capo a Maurizio Martina sono 19, gli orlandiani 23, altrettanti i franceschiniani, mentre i membri della direzione vicini a Michele Emiliano sono 13. Il partito dei governisti, favorevoli a un dialogo con M5s, conta quindi 78 componenti della direzione.

Il “partito dei ministri”

Vanno aggiunti quelli del cosiddetto partito dei ministri, formato da esponenti del governo Gentiloni determinati a dare «un contributo al Presidente della Repubblica», come si legge nella relazione votata il 12 marzo all’ultima riunione. I Ministri presenti in direzione e favorevoli a percorrere la strada indicata da Mattarella e sedersi al tavolo con il Movimento 5 stelle sono almeno 5, ai quali si potrebbe aggiungere Graziano Delrio, computato fra i renziani. Va, infatti, sottolineato che l’appartenenza a questa o a quell’area non determina necessariamente il voto su un tema che coinvolge le sensibilità individuali, prima ancora che l’obbedienza al capo corrente. «Così un Partito rischia solo l’estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società; si smarrisce l’impegno per il cambiamento e non si aiuta il Paese. Per questo continuo a pensare che il Pd abbia innanzitutto bisogno di una vera ripartenza su basi nuove», conclude Martina.

La Stampa