Le dieci aziende più innovative del mondo sono Apple, seguita da Google, Microsoft, Amazon, Samsung, Tesla, Facebook, Ibm, Uber, Alibaba. Il vero comun denominatore dei magnifici dieci è quello di avere (relativamente) pochi dipendenti

È un malcostume al quale Wall Street (e un po’ tutte le borse mondiali) ci hanno abituati: quando una società quotata annuncia licenziamenti, il valore del suo titolo sale in Borsa. Tutti ricordano il caso di Twitter che nel 2015 annunciò improvvisamente un taglio della forza lavoro dell’8% e il titolo crebbe del 6%. Brutta storia, significa che per il mercato finanziario l’azienda migliore è quella senza dipendenti e il dipendente più utile è quello che se ne va.
Ma oggi dall’America ne arriva un’altra, di storia, per certi versi ancora peggiore perché è lo specchio di una realtà innegabile su cui il mondo ancora non sta ragionando come dovrebbe: le aziende più innovative sono quelle che hanno meno dipendenti. E’ ciò che risulta dalla graduatoria delle dieci aziende più innovative del mondo stilata dal colosso della consulenza strategica Bcg. La graduatoria è guidata dalla Apple, seguita da Google, Microsoft, Amazon, Samsung, Tesla, Facebook, Ibm, Uber, Alibaba.
Senza entrare nel merito di certe scelte (Uber, ad esempio, di veramente innovativo ha solo l’idea di fornire il servizio dei taxi senza pagare le licenze e le tasse: quindi innovativo ma ultramillenario, come tutte le truffe a tutti gli Stati) il vero comun denominatore dei magnifici dieci è quello di avere (relativamente) pochi dipendenti. Nell’insieme hanno appena 1,2 milioni di addetti, e soltanto grazie ad Amazon (341 mila) e Ibm (380 mila). Per intenderci, da sola, Walmart (il colosso americano della grande distribuzione tradizionale) ne ha 2,2 milioni. E un’azienda manifatturiera convenzionale come la General Motors ne ha 220 mila. Le «regine» digitali hanno invece pochi dipendenti. Facebook, appena 23 mila; Alibaba ne ha 34 mila. Un’azienda costruita (male, si direbbe dai cattivi risultati, ma tant’è) sui robot come Tesla ne ha solo 33 mila.
Ebbene, proviamo a capirci qualcosa. O davvero innovare significa fare sempre più a meno del lavoro umano (sia quello manuale, sostituito dai robot, sia intellettuale, sostituito dall’intelligenza artificiale) e allora bisogna assolutamente capire come finanziare il reddito dei disoccupati, se no chi mai comprerà le merci prodotte dai robot? Oppure innovare significherà cambiare il lavoro, salvandolo, come sostengono i positivisti, e allora chi aspettiamo per iniziare questa metamorfosi?
In realtà è ovvio, e in fondo giusto: la tecnologia tende ad alleviare l’uomo dall’obbligo del lavoro. Come siamo contenti: a condizione di non essere anche «alleviati» dalla possibilità di guadagnare ciò che serve a vivere. Su questo «piccolo particolare» la parola deve prima o poi andare alla politica. Ma quella seria, non quella dei sussidi.
Sergio Luciano, ItaliaOggi